I Lightning Bug sono tornati a fine giugno con questo loro terzo album, pubblicato dalla Fat Possum Records, che arriva dopo meno di due anni dal precedente, “October Song”.

Registrato nelle Catskill Mountains e prodotto dallo stesso gruppo di NYC, il disco è il primo di una band vera e propria e non più solamente quello della frontwoman Audrey Kang e vede quindi la partecipazione anche degli altri componenti nella fase del songwriting.

Il nuovo LP della formazione dream-pop statunitense si apre con “The Return”, che con i suoi quasi sette minuti è anche il brano più lungo di questo “A Color Of The Sky”: il brano, caratterizzato da una grande delicatezza e da fantastiche melodie, cresce con calma con gli strumenti (inclusi pedal-steel e violini) che aiutano la dolce voce della Kang a creare atmosfere magiche che sembrano provenire da un altro mondo fatto di sogno.

Lo splendore prosegue con la successiva “The Right Thing Is Hard To Do”, dove alle ampie atmosfere country-folk vanno ad aggiungersi elementi shoegaze che ci fanno viaggiare e volare lontano, mentre i brividi scorrono puri sulla pelle.

Segue poi “September Song, pt. Ii”, un brano dalle semplici tendenze folk, caratterizzato dai vocals morbidi, intimi e fragili di Audrey insieme a interessanti percussioni che ci fanno tornare in mente i Daughter: il risultato è un’altra delizia.

“Song Of The Bell” ci riporta sui territori shoegaze già  famigliari nei loro primi due lavori (la parte finale del pezzo in particolare risulta parecchio rumorosa), mentre “The Flash” chiude il disco con arpeggi gentili che fanno sì che la voce della Kang trovi il modo per farci sognare ancora una volta (ottimi anche i violini, che aggiungono un ulteriore tocco di classe al sound dei Lightning Bug).

Questa terza prova del gruppo di NYC ci convince sia per la qualità  delle sue variegata sonorità  che per le atmosfere dreamy che ci ricordano gente come Cocteau Twins e Mazzy Star: non possiamo che goderci pienamente questi bellissimi trentotto minuti che sanno emozionarci come poche volte ci è capitato e ci lasciano ottime sensazioni.

Photo Credit: Ingmar Chen