Laura Stevenson ritorna con questo omonimo sesto LP: registrato a Marlboro, New York insieme al noto produttore John Agnello (Kurt Vile, Hope Along, Dinosaur Jr.) e realizzato dalla Don Giovanni Records, storica label del New Jersey, questo album arriva dopo oltre due anni dal precedente “The Big Freeze”.
Il disco, ci fa sapere la press-release, è incentrato intorno all’amore con la musicista di Long Island che è stata segnata da eventi importanti come la nascita del suo primo figlio durante la pandemia e il ferimento di una persona a lei molto cara, andata molto vicino alla morte.
Il singolo principale, “State” apre i giochi e qui è subito possibile leggere le emozioni della songwriter statunitense: nel corso dei circa tre minuti della canzone gli stati d’animo continuano a cambiare e sono sia la strumentazione che i vocals a segnalarcelo, passando da tranquilli a energici con esplosivi cori indie-rock che sembrano cari al dna proprio di Agnello. Difficile rimanere indifferenti davanti a questo numero notevole di sensazioni che ci arrivano immediatamente addosso.
Dolce, gentile e riflessiva, “Continental Divide” ci porta su melodici territori country-folk, ma non disdegna qualche chitarra dai sapori rock, mentre la dolcissima “Mary”, una delle nostre preferite del disco, è una tenera ballata disegnata con il piano.
“Sandstorm” è la canzone più catchy del disco con il suo energico folk-rock dalle nostalgiche sfumature pop e ci regala atmosfere pulite, nonostante il tema sia doloroso con Laura che canta: “Break my heart”.
Il disco si chiude con una canzone folk dai toni tranquilli e morbidi, “Children’s National Transfer”, che vede come unici protagonisti la chitarra acustica e la sempre bella ed emozionante voce della Stevenson.
Un lavoro dai gusti variegati e decisamente solido che sa toccare il cuore con la sua grande quantità di sentimenti che mettono in luce la sincerità di Laura: per la musicista di Long Island (e neo-mamma) un altro lavoro molto convincente.
Credit Foto: Bon Jane