Che la cantautrice statunitense Molly Burch avesse intenzione di dare una svolta al proprio percorso musicale lo si era ben compreso dai singoli anticipatori del nuovo album: brani come la zuccherosa “Heart of Gold” o la più raffinata “Control” – qui sapientemente posta in cima alla tracklist – infatti non nascondevano una tendenza (che sarà poi dichiarata) al pop con rimasugli dance, di matrice eighties.
Sorprendente sì, ma fino a un certo punto, la sua evoluzione, visto che già nel precedente disco, il fortunato “First Flower”, baciato da un buon riscontro di pubblico, la deliziosa Molly aveva mostrato il desiderio di smarcarsi dall’immagine pulita (e pura) di folksinger per aprirsi a una musica più ariosa, leggiadra e, a conti fatti, leggera, come lei stessa ha candidamente ammesso a più riprese.
Non un rinnegare il passato ma la voglia di mostrare altre facce della propria arte, e già che la Nostra avesse pubblicato anche un album a tema natalizio ci fa capire come siano molteplici le istanze che albergano nella sua anima di artista a 360 gradi.
Il terreno insomma per la piena svolta mainstream era stato sufficientemente tracciato e così non dovrebbe stridere il ritrovarsi ad ascoltare questi dieci episodi in cui la trentenne californiana si è messa davvero in gioco, sposando la causa del pop da classifica (o che, per lo meno, nelle intenzioni dovrebbe finirci!).
Di solito si capisce presto se queste operazioni sono autentiche o al contrario il frutto di una strategia studiata nei suoi particolari, e nel suo caso mi sento di dire che di costruito a tavolino in “Romantic Images” ci sia ben poco.
Traspare infatti tutta la voglia dell’autrice di lasciarsi alle spalle, si spera definitivamente, questo periodaccio segnato dalla pandemia che ha condizionato ogni esistenza, rimettendo al loro posto certe priorità .
Molly Burch ha avuto modo di riflettere tanto su se stessa e su ciò che le stava accadendo attorno e ha sentito l’esigenza di reagire con un album che trasmettesse energia, voglia di riprendere in mano la propria vita, di rischiare sulla propria pelle, e perchè no?, di divertirsi.
Dalla suadente title track al duetto con l’amico Jack Tatum – alias Wild Nothing – il cui titolo dice tutto (“Emotion”), il disco è tutto un tributo velato a certe sonorità che la Burch ha dichiarato di avere nel proprio background da sempre, anche se in passato aveva fatto prevalere una vena più intimista nelle musiche e nelle sue liriche.
Si sente in lontananza l’eco di Cyndi Lauper così come di Madonna, vero faro per tutte le wannabe stars che si rifanno alla dance pop anni ’80, ma c’è spazio anche per un omaggio mascherato alla celebre “We Are the World” tra le note iniziali effettate di “Games” e per tante romanticherie che ci arrivano però tutt’altro che artefatte, penso in particolare alla brillante “Took A Minute”, alla disarmante dichiarazione di “Easy” e alla sognante “Back In Time” che chiude dolcemente il lavoro.
“Romantic Images” ha alzato l’asticella sul versante commerciale, e se lo valutiamo in quel senso pare ancora in debito d’ossigeno rispetto a certi nomi che spopolano in quell’ambito pop elettronico: senza tirare in ballo una fuoriclasse come Dua Lipa, da lei citata nella nostra piacevolissima intervista, la Burch sembra (almeno per il momento) lontana anche dalle Haim in quanto a inventiva e creatività .
Se però andiamo a giudicare il disco nell’insieme, allora mi sento di valorizzare il tentativo – che reputo coraggioso visto che in altri ambiti magari avrebbe potuto farsi una carriera rispettabile alla Julien Baker, per dire – di buttarsi nella pista con nuovo slancio e rinnovato entusiasmo.
L’importante è che continui a crescere musicalmente, senza perdere le sue peculiarità e creando col tempo – magari già dal prossimo album – un linguaggio riconoscibile tutto suo.
Photo Credit: Jackie Lee Young