Esplosivo, coinvolgente e, soprattutto, divertente. Semplici ingredienti per una ricetta che si mostra davvero succulenta. Una bella ventata di novità , insomma, congeniata dai God Of The Basement, quartetto fiorentino messo su in uno scantinato nell’East End londinese, che ha racchiuso in poco meno di trenta minuti (un po’ pochini, a dire il vero) una variopinta tracklist dai contorni freschi e vivaci.

Il sound accattivante del collettivo – formato da Tommaso Tiranno (voce), Enrico Giannini (chitarra e sampling), Rebecca Lena (basso e visual art) e Alessio Giusti (batteria) – fuoriesce dalle undici tracce mescolando all'”heavy pop”, così definito dalla band, note di derivazione soul, hip hop, e groove danzerecci.

Dopo un breve intro dalle trame robotiche (che mi hanno fatto venire in memoria alcuni secondi iniziali di “Revolver” dei Rage Against The Machine), “Yeah Yeah Yell” apre il secondo lavoro dei GOTB, con il suo sound conturbante e vigoroso fino alla successiva deliziosa “Six Six Cigarettes”, primo singolo estratto, caratterizzata dalle tinte soul sinuose e nostalgiche.

I brevi intermezzi strumentali NDRTKN #1  NDRTKN #2 – nei quali si apprezza la collaborazione del producer Niccolò Caldini aka 10G allo scratch – non interrompono il fantasioso leitmotiv, ancorchè tendono solamente ad allungare il corto minutaggio.

Tutto l’album scorre in maniera egregia ed alcuni episodi si mostrano goderecci come “Honestly”, dal sound dancehall a fare da contraltare a “The Haunted” – con la partecipazione di Gabriel Stanza dei Dust & The Dukes  – nella quale il mood è orientato in versione rock-blues.

Registrato al Blue Moon Recording Studio di Firenze da Samuele Cangi e Tommaso Giuliani, “Bobby Is Dead” seduce per le differenti sfaccettature e contaminazioni che conducono alla marciante ed tenebrosa “Never Made It To Hollywood”, alla psichedelica e magnetica “Seven Eight Night”, fino ad arrivare alla funerea titletrack con la presenza illustre del compositore Rocco Brunori.

I God Of The Basement hanno confezionato un ottimo disco dalle mire internazionali. Bravissimi.

Photo credit: Rebecca Lena & Ian Carvalho