di Cassandra Enriquez
Una generazione intera ha un ricordo specifico in cui era da veri duri portare le magliette larghe, andare ai concerti di provincia, pogare senza farsi mare, avere la copia fisica del primo disco dei Ministri e del Teatro Degli Orrori. C’era stato un momento, a posteriori fantastico, in cui ascoltare il rock indipendente era davvero da fighi, e c’erano quindi: i nostri genitori da cui avevamo già ereditato Zen Circus, Marlene Kuntz, Ministri, Verdena, Massimo Volume, Il Teatro Degli Orrori e tutte le feste della birra a cui potevamo dare dei tamarri a chi ascoltava i Linea 77.
Pietro Berselli, pur con la sua individualità e quella finezza che forse al liceo, quando ascoltavamo gli Zen Circus, non avevamo, riporta proprio a quel periodo. E questo suo nuovo disco è una sorta di regalo a questa nostra generazione che non ha più potuto continuare a crescere con nuovi riferimenti e nuovi dischi di cantautorato rock. Pietro Berselli ha fatto un piccolo regalo a chi non è più potuto crescere con le magliette larghe e i concerti di provincia. Pietro Berselli è un cantautore bresciano, adottato dalla scena padovana. Lo avevamo già conosciuto con “Orfeo L’ha Fatto Apposta”, piccolo manifesto arrabbiato di fragilità , parole e distorsioni, torna nel 2021 con questo “Evidentemente No”, più ironico e sfacciato.
Il secondo disco è un capitolo arduo per qualsiasi progetto, Berselli decide di non accogliere la sfida (e no, non è una cosa negativa) e rifugiarsi e suonare e cantare come se si rivolgesse agli amici più cari.
Non c’è la volontà di fare un disco pretenzioso, un secondo disco come si deve, ma un disco sincero, diretto, e per questo devastante. Qui dentro ci sono le parole taglienti di chi ci ha ferito una prima volta, ma anche una seconda. Ci cono contrasti, canzoni con cui Berselli non ha mai fatto pace, e altre con cui, dice lui, continua un amore sincero. La cosa che accomuna tutte le tracce è stata una ricerca sonora che andasse a ricomporre tutti i pezzi del puzzle degli ascolti musicali di una vita.
Il titolo è volutamente ironico, un monito a starsene con i piedi per terra, sennò fai brutta figura. Orfeo insomma è diventato grande, e non si prende neanche troppo sul serio. Un ottimo disco.