Per recensire un nuovo disco dei Teenage Bottlerocket basterebbe scrivere che è uscito un nuovo LP dei Teenage Bottlerocket, niente di più, avanti il prossimo. Se è vero che nel rock n’roll non si inventa più niente ciò vale a maggior ragione nel punk rock. Il canovaccio è sempre lo stesso, punk rock melodico (all’epoca dei nostrani SENZABENZA si sarebbe potuto definire flower) piuttosto veloce con il charleston suonato in sedicesimi (rarità nella scena attuale) che tanto fu caro ai Ramones e per cui ci si meraviglia che Tommy abbia ancora il braccio destro nel pieno delle sue funzioni.
Il singolo che ha anticipato il disco è “Ghost Story” ed è il pezzo che meglio rappresenta il disco ed i TBR attuali, ovvero una band che si ha l’impressione possa dare di più sia tecnicamente che in termini compositivi ma preferisce rimanere saldamente ancorata alla comfort zone di un punk rock in fin dei conti troppo banale. Il secondo singolo “Never Sing Along” solo dal giro dell’incipit ricorda gli accordi che facevi per rompere il ghiaccio alla prima prova con la band appena formata dei compagni di scuola quindicenni un po’ sprovveduti. Il pezzo comunque rimane apprezzabile con Ray che intreccia una buona linea melodica fra testo e chitarre. Simpatico l’organetto che si sostituisce alla chitarra nel riff di “You’re Never Going Out of Style”. Per il resto il disco fila via piuttosto inosservato, specialmente da “Statistic” in cui i TBR tentano una sortita in territorio new wave, fino alla fine. L’alternanza dei due cantanti crea quel pizzico di originalità in più di cui il genere avrebbe estremo bisogno ma non imprime una forte caratterizzazione ai brani.
I pezzi sono sicuramente gradevoli, gli amanti del genere rimarranno sostanzialmente soddisfatti, di certo non sorpresi. Rimango un appassionato dei TBR che apprezzo per quella spensieratezza che riescono a trasmettere anche in età piuttosto avanzata per questo stile, li adoro per la loro iconografia e per l’atteggiamento rispetto alla scena. Allo stesso tempo ritengo che vista la loro maturità , sia lecito aspettarsi di più. Il disco pare sulla scia del precedente “Stay Rad” in cui i TBR erano apparsi forse un po’ fiacchi sia in termini compositivi che stilistici. I brani contenuti in “Sick Sesh!” non rimarranno però impressi nella memoria ed i titoli probabilmente scordati anche dopo il decimo ascolto, alla fine “this is Punk Rock, baby!“.