Anche nelle migliori famiglie come IFB ci sono pareri discordanti su certi dischi. Di solito ci fidiamo e accettiamo il verdetto del nostro recensore, ma per certe uscite molto importanti e in grado e di dividere la critica, abbiamo pensato a un diritto di replica, una seconda recensione che potrebbe cambiare le carte in tavola rispetto alla precedente. A voi scegliere quella che preferite”…
Leggi “‘l’altra faccia’ della recensione di “Solar Power” di Lorde
Lorde ““ Solar Power
[ Universal Music ““ 2021 ]
genere: Folk Pop
VOTO OTHER SIDE: 8
Su “Solar Power” ci sarebbe davvero una marea di cose da dire, ma partiamo da una dichiarazione di Lorde di poco tempo fa, fatta durante un’intervista per Vogue. Per quanto assurdo possa sembrare, Ella ha rivelato che i suoi album si possono distinguere in base al tipo di sostanze assunte durante la registrazione del disco: “Pure Heroine” è alcol, “Melodrama” è ecstasy e “Solar Power” cannabis. Bene, direi che possiamo partire proprio da questo punto. Tralasciando “Pure Heroine”, focalizziamoci su “Melodrama”, l’album più osannato e paragonato a “Solar Power”, come se quest’ultimo fosse oggettivamente il lavoro peggiore all’interno della discografia dell’artista.
Non fraintendetemi, amo “Melodrama” con tutto il cuore, resta e sarà sempre un disco che mi ha fatta crescere e che tuttora accompagna le mie giornate, ma è troppo diverso da “Solar Power” per creare un paragone davvero efficace. Un po’ come se paragonassimo “Zaba” e “Dreamland” dei Glass Animals, per intenderci. E lo rivelano anche le particolari influenze dei dischi stessi: “Melodrama” è MDMA, è energia, una ragazza che cerca di razionalizzare la fine di un amore tra le luci di una città che a volte la fa sentire troppo piccola. è una storia di dolore che chiede tanto a chi lo ascolta, anzi; esige che ci sia un ascolto attento, intenso, che l’ascoltatore percepisca all’ennesima potenza ogni dettaglio del disco, ogni emozione, ogni lacrima, ogni grammo di MDMA servito a creare questa realtà .
Nonostante si possa definire un capolavoro, “Melodrama” è un disco davvero impegnativo da ascoltare, non accetta neanche lontanamente l’idea di essere un album da ascoltare con leggerezza, quasi distrattamente. è qui che invece sta la bellezza di “Solar Power”.
Il terzo disco di Lorde è organico più che ripetitivo e noioso, e lo si capisce ascoltandolo più e più volte. è un disco di crescita personale, consapevolezza di sè, e soprattutto: distacco. Distacco dal proprio passato (anche e soprattutto musicalmente), da chi osanna gli artisti al limite della normalità (“If you’re looking for a saviour / well, that’s not me”, da “The Path”), dalle generazioni passate, e così via. è però un distacco sano, quasi rassicurante, come se Ella volesse implicitamente dirci che è normale cambiare e vedere il mondo da un’altra prospettiva, così come è perfettamente normale evolversi e andare oltre il ruolo di adolescente che in un intero album parla di come cerca di non pensare più al suo ex ““ cosa che invece riesce a fare per ben 45 minuti.
“Solar Power”, per farla breve, è un disco adulto. Non pretende di piacere a nessuno, è il progetto riuscito di ciò che Lorde voleva trasmettere in questo momento preciso della sua vita, un album che si lascia ascoltare volentieri da chi vuole entrare in un certo stato di benessere emotivo e mentale. Un benessere non totale nè eterno, ma che spinge a volersi voler del bene, a porre dei limiti e prendersi una pausa per respirare. E se miss Yelich-O’ Connor ha voluto fermarsi per quattro anni per creare un disco fatto di chitarre, cicale e risate di sottofondo, chi siamo noi per dire che “Solar Power” non sia un buon prodotto?
Photo Credit: Ophelia Mikkelson Jones