Forte questa giovane band di strangolatori che sembrano rimescolare le carte, ridimensionando queste numerose e nuove band post punk osannate a volte a sproposito, aspetta ma sono The Stranglers con quarantasette anni di carriera e diciassette album alle spalle?
Peccato che non siano una nuova band altrimenti la stampa ci avrebbe scritto chissà cosa. Noi comunque abbiamo parecchio da gioire da questo album fresco e pieno di idee, così pieno dal doversi chiedere come mai i giovani musicisti di oggi non riescano ad essere cosi diretti e completi come loro. Dipende dall’esperienza? Dipende dalla capacità di saper costruire un brano e un arrangiamento coraggioso? Oppure vogliamo andare verso percorsi “metafisici” e pensare che oggi nessuno crede più nel potere della musica.
Perchè la musica è potere ma allo stesso tempo si adatta ai cambiamenti, oggi se lo sono scordati tutti che la musica invece può essere il mezzo per cercarlo il cambiamento ma nessuno ci crede più, perchè oggi la musica è streaming, visualizzazioni, Tik Tok vari che come IT ti portano a galleggiare con lui, “Video Killed the Radio Star” si cantava un tempo, magari allora non ci sono stati funerali ma oggi ci siamo molto vicini.
I social contribuiscono umanizzando l’artista che ama mostrarsi e fare visualizzazioni, ridimensionando inevitabilmente la sua figura e rendendo impossibile il processo di “divinizzazione” dell’artista.
Quanto di tutto questo si riversa nel sociale e trasforma la produzione musicale attuale? Direi parecchio ma per ora meglio fare un passo indietro, magari affronteremo la questione in futuro, ora torniamo ai nostri cari e amati strangolatori.
Anche tu che stai leggendo questa recensione butti via gli album dopo un ascolto in streaming? Immagino di no perchè se ami gli Stranglers sei abituato a guardare i particolari, non fai parte di quelli che dicono che i Muse e i Queen fanno schifo a prescindere, sei di quelli che ascoltano e cercano di cogliere le sfumature, voi avete ascoltato e recuperato le origini e le origini sono l’essenza dal quale parte sempre tutto, dal quale certo ci si può affrancare ma allo stesso tempo non si puoi mai scappare così ad un certo punto hai fatto la scelta di ascoltare un artista nei suoi passaggi, nelle sue evoluzioni, e nelle sue inevitabili cadute.
Quindi? Quindi potrei raccontarvi di “This Song” e dirvi come sia un cover così simile all’originale, “This song will get me over you ” dei The Discipline of Spess, ma così piena di un furore post punk che il video rende meravigliosamente e in maniera così affascinante, oppure di “And If You Should See Dave”…” e dell’omaggio all’ amico Dave Greenfield scomparso a causa del Covid durante le registrazioni dell’album, o di “The Lines” piccola, breve e commovente perla acustica, e infine di “White Stallion” così barocca ed epica, piena di brillanti intuizioni e con un arrangiamento da oscar.
Certo chi leggerà questa recensione è attento e ha un certo spirito critico quindi uno spazio a questo album riuscirà a concederlo e magari chiedersi come mai, anche quando hanno un indiscutibile valore, oggi così tante band e artisti restano in un sottobosco che viene chiamato impropriamente indie, ma che in realtà non ha nulla di indie, in realtà manca solo qualcosa ad impedire loro di veicolare le loro qualità , alzare il livello.
Quindi? Quindi afferro questo regalo degli Stranglers e me ne prendo cura come fosse un cucciolo, a pieni polmoni respiro questa boccata d’ossigeno, anche voi ascoltatelo magari pensandolo come se fosse l’esordio di una nuova giovane band e concedetevi un sogno.
Photo Credit: Hiroki Nishioka