Quarant’anni dalla pubblicazione di “Kollaps” – ovvero quarant’anni di lamiere arrugginite che si contorcono, vecchie ferraglie che si infrangono e rottami inutili che vengono scaraventati violentemente contro blocchi di cemento armato. La colonna sonora ideale per un ipotetico film ambientato in un inferno suburbano; un luogo grigio e disperato popolato da anime in pena il cui unico modo per dimostrare di essere vive è urlare, strepitare e produrre un baccano ai limiti dell’umana sopportazione.

Il debutto ufficiale degli Einstà¼rzende Neubauten, nonostante l’età  ormai avanzata, non sembra invecchiato di un giorno; un disco così particolare e rivoluzionario da risultare totalmente fuori dal tempo, come fosse sospeso su una fitta nube di smog che volteggia tra passato, presente e futuro. Una fonte ineguagliabile di emicranie e fischi alle orecchie? Sicuramente sì; ma anche un capolavoro di totale disobbedienza nei confronti della stilemi della musica di facile ascolto.

Qui non c’è davvero alcun spazio per le melodie, i ritornelli orecchiabili o le strutture chiare e definite che caratterizzano la stragrande maggioranza dei brani che siamo abituati ad ascoltare in radio. A regnare è il caos prodotto dai rifiuti e dagli scarti industriali trasformati in atipici strumenti dal cantante Blixa Bargeld e dai percussionisti N.U. Unruh e F.M. Einheit, tre ragazzi di Berlino Ovest artefici di un suono tanto primitivo quanto ipertecnologico.

Un coacervo indistinto di rumori ruvidi, stridenti e lancinanti, sotto i quali divampano le passioni di una band già  pronta a mettere a ferro e fuoco ““ da intendersi nella maniera più letterale possibile ““ i palcoscenici di mezzo mondo.

Sembra incredibile a dirsi, ma la vera forza di un disco assolutamente brutale come “Kollaps” sta nella sua costante tensione alla bellezza. Il frastuono folle e assordante messo su nastro dagli Einstà¼rzende Neubauten non è frutto della follia cieca di un manipolo di pazzi, ma del desiderio di un gruppo di giovani sognatori che sa che per poter costruire un mondo migliore è necessario fare tabula rasa del precedente.

è il ritmo gelido e impietoso della distruzione quello che rende diabolicamente accattivanti brani come “Tanz Debil”, “Steh Auf Berlin” e “Schmerzen Hören (Hören mit Schmerzen)”. C’è odio ma anche moltissimo amore nelle dissonanze aliene e alienanti alla base dell’intero album; un sentimento di rinascita e armonia che troviamo ben nascosto sotto le fragorose distorsioni della scheletrica “Jet’m”, una rilettura super-irriverente del classico gainsbourgiano “Je t’aime… moi non plus”.

La voce a tratti bisbigliante, a tratti straziante di Bargeld risponde a tono ai martelli pneumatici, alle seghe circolari e ai colpi devastanti che vengono assestati sui ferrivecchi, sulle lame metalliche e sui fusti di latta recuperati nelle peggiori discariche della Repubblica Federale di Germania.

Spazzatura generalmente inutilizzabile che, nelle mani degli Einstà¼rzende Neubauten, si tramuta in materiale grezzo da impiegare per dar forma a nuovi linguaggi sonori, spesso ulteriormente “sporcati” dalla chitarra elettrica (“Kollaps”, “Abstieg & Zerfall”), dalle tastiere (“Sehnsucht”) e dai più innovativi campionamenti (“Vorm Krieg”, “Negativ Nein”, “Hirnsäge”). Da un’abile opera di riciclaggio, la nascita della moderna musica industrial. Questa sì che è vera sostenibilità !

Data di pubblicazione: 5  ottobre 1981
Tracce: 13
Lunghezza: 38:58
Etichetta: ZickZack Schallplatten
Produttori: Einstà¼rzende Neubauten

Tracklist:
1. Tanz Debil
2. Steh Auf Berlin
3. Negativ Nein
4. U-Haft Muzak
5. Draussen Ist Feindlich
6. Schmerzen Hören (Hören mit Schmerzen)
7. Jet’m
8. Kollaps
9. Sehnsucht
10. Vorm Krieg
11. Hirnsäge
12. Abstieg & Zerfall
13. Helga