Quante volte, a livello personale, siamo stati costretti a rinunciare a tutto quello che avevamo faticosamente ottenuto e a ricominciare da capo? A volte lo abbiamo fatto in maniera del tutto volontaria, semplicemente per rimetterci in gioco; altre volte per risollevarci dopo aver toccato il fondo; altre volte ancora a seguito di esperienze estremamente drammatiche e dolorose.
Oggi, la crisi pandemica ci ha mostrato come l’ottusa fissa del profitto a tutti i costi sia la causa principale di malfunzionamento del sistema neo-liberista che governa il mondo, il cui fallimento è dovuto soprattutto allo scollamento esistente tra il mercato, i suoi azzardi e le sue cieche speculazioni e quelle che sono, invece, le necessità , i sogni ed i bisogni dell’essere umano. Sicurezza, salute, benessere, famiglia, lavoro, libertà e la possibilità di poter godere a pieno del proprio tempo, senza che agenti esterni tentino di controllarlo, di sfruttarlo, di condizionarlo, di soggiogarlo a questo selvaggio sistema economico, il quale, ormai, non ha più alcuna regola, se non quella di rispondere agli interessi delle multinazionali e dell’alta finanza.
Le varie crisi economiche, i cambiamenti climatici, la crisi sanitaria mondiale, i nuovi e vecchi riverberi di odio, razzismo e violenza, sono ormai avvertimenti concreti che ci spingono ad agire, a dare inizio all’agognato e salvifico reset del sistema, perchè non possiamo più illuderci di poter demandare a qualcun altro – magari alle generazioni future – la soluzione di problemi ed errori che stiamo continuando a creare adesso.
Il bisogno di prendere una nuova direzione, sia a livello personale – nella propria quotidianità – sia a livello collettivo, politico e sociale si riversa, con una cruda lettura della realtà , delle sue manie di grandezza, dei suoi falsi miti, dei suoi fragili eroi e dei suoi frenetici meccanismi di produzione e di consumo, nei nove brani di “Reboot System”.
Brani intrisi di urgenza punk e di sonorità garage e neo-psichedeliche, nei quali la band marchigiana ci sprona a tirare fuori la testa da sotto la sabbia, a guardare tutte le falle di questo sistema che ormai non ha più ragion d’essere e a intraprendere uno stile di vita completamente diverso. Le ritmiche ossessive e nevrotiche, le trame più rudi e taglienti e quelle, invece, più allucinate e soffocanti, le chitarre impulsive, la tendenza a muoversi lungo i bordi, sono funzionali ad una lettura diretta e senza veli di falsità ed ipocrisia del nostro presente, affinchè possano emergere, in ciascuno di noi, quella consapevolezza e quel coraggio indispensabili quando si decide di cambiare la propria strada, il proprio orizzonte, le proprie abitudini, il corso degli eventi, il modo con cui intendiamo relazionarci con gli altri e con il mondo che ci circonda.
L’album, dunque, suona come una vera e propria esortazione a fare in fretta, al di là del suo apparente e sferzante pessimismo di facciata, c’è, quindi, un preciso e convinto messaggio di speranza.
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