A questo punto mi tocca anche rivalutare “FREE I.H. This Is Not the One You’ve Been Waiting For“, che, giusto l’anno scorso, avevo preso a bastonate. Mi sembrava davvero sconclusionato e fuori di testa, ma in effetti la nostra Sarah Tudzin era in piena battaglia con la Tiny Engines e sfogò la sua incazzatura in quel lavoro, tanto serena non poteva essere, ma non mi sembrava una scusa buona. Certo, non era quello che mi aspettavo. Eppure, dicevo, alla luce di questo pregevolissimo “Let Me Do One More”, ho l’obbligo di rivedere quell’esperimento come una specie di “scaldo i motori“, faccio adeguata palestra e mi preparo a dovere per il secondo disco serio. Il progetto Illuminati Hotties era nato sventolando la bandiera del “tenderpunk”, che ritorna con gusto, ma ora sono ben evidenti proprio quelle contaminazioni e quella schizofrenia musicale che tanto mi aveva disturbato con “FREE I.H.”. In realtà quel debordare è stato sicuramente aggiustato: Sarah si è data comunque dei limiti e sopratutto è tornata a piazzare melodie e ritornelli micidiali, e non è poco, anzi!
Emerge, nel viaggio musicale di Sarah Tudzin, una disinvoltura assoluta nel metterci la faccia, sempre sorridente anche sopra le montagne russe sonore: alza il pollice e ci dice dimostra che è tutto OK, noi non possiamo che crederle. Il carrellino può affrontare curve e discese a tutta birra, con rimandi all’alt-rock anni ’90 o gonfiarsi di punk-rock deragliante, così come può fare un tuffo nell’intimismo più crudo e sincero (quello che ci aveva ammaliato all’esordio) e le rotelle non perdono mai il contatto con le rotaie. Torna a essere “tenderpunk” insomma, ma intorno a questa parola è aumentato decisamente il numero delle variabili musicali, gestite con selvaggia disinvoltura, se mi passate il termine.
Dal party in piscina alla solitudine del proprio appartamento, quando si è in vena di amare confessioni sussurrate, dal dolce tramonto visto sulla spiaggia con Buck Meek alla voglia di gridare a pieni polmoni per una liberazione catartica, passando per una canzone quasi d’amore: le mille facce musicali di Sarah emergono con vitalità , energia e prepotenza. Quello che si nota in modo importante, come dicevo prima, è che, nel turbinio di sentimenti ed emozioni, la Tudzin non perde mai la bussola e gestisce questo mare rigoglioso con controllo assoluto e un gusto melodico micidiale. E noi la premiamo, ci mancherebbe altro! 8 in pagella Sarah!