Carmen Consoli torna dopo ben sei anni e viene naturale chiedersi il perchè di tutto questo tempo, decisamente lungo per un artista. In realtà non c’è stato un motivo preciso, Carmen è stata impegnata a vivere in modo normale la sua vita, tra la cura dei suoi affetti e dei suoi affari e la voglia di rimettersi in gioco ricominciando gli studi universitari.
Intanto in noi ascoltatori compulsivi cresceva una naturale curiosità nel vedere come l’avremmo trovata dopo tutto questo tempo, una curiosità che era accentuata dal titolo del suo lavoro “Volevo fare la rockstar”, che mi aveva illuso che forse avremmo avuto un album più orientato verso il sapore rock delle sue origini. Non è così, perchè l’album segue egregiamente la scia tracciata dai lavori dei suoi ultimi anni e ci restituisce la cantautrice elegante e sofisticata che ormai conosciamo bene.
Il disco è stato realizzato quasi nella sua interezza prima del Covid, fatta eccezione di tre brani “Imparare dagli alberi a camminare”, “Volevo fare la rockstar” e “Armonie numeriche”.
Per quanto mi riguarda queste canzoni sono tra le migliori dell’album, ci ritroviamo subito la sua scrittura nella quale descrive i suoi ricordi, la sua vita, i suoi sentimenti più profondi. Questi tre brani sono particolarmente coinvolgenti e sentiti, la costruzione musicale valorizza una lirica che è intima e colpisce, ripercorrendo parte della sua vita e dei suoi affetti.
La title track, “Volevo fare la rockstar”, è un piccolo capolavoro nel quale vivono i suoi ricordi di bambina nella sua Sicilia, il mese di novembre ancora così caldo, le suore e la scuola elementare, un morto ammazzato che nel pensiero di una bimba, che esce da scuola tenendo per mano il padre, è un uomo che si è addormentato per strada e che non le impedisce di sognare di essere una rockstar, un brano raccontato per immagini cosi forti e vive, chapeau.
In “Armonie numeriche”, con la sua bella chitarra acustica, ci narra il suo ricordo del padre che il sogno rende ancora vivo e vicino, che riaccende anche le insicurezze, ma soprattutto la voglia di averlo ancora vicino e il rimpianto dei momenti che non possono più tornare.
In “Imparare dagli alberi a camminare” invece la troviamo accanto al figlio che dorme, da genitore ho immaginato il brano come la preoccupazione irrazionale che si ha a volte nei confronti del proprio figlio, qui rappresentata per eccesso da una fantasiosa invasione extraterrestre, ancora una volta tutto molto bello.
E il resto dell’album? Si va dalle riflessioni politiche e accenni di Blur che troviamo nell’ “L’uomo nero”, alle melodie accattivanti di “Qualcosa di me che non ti aspetti” e di “Una domenica al mare”, all’energia di “Mago magone” a completare un lavoro cento per cento Carmen Consoli che ce la restituisce più in forma che mai.
Carmen Consoli è sicuramente tra i migliori artisti in circolazione e con apparente semplicità riesce sempre a tracciare percorsi affascinanti e “Armonie numeriche” sempre perfette, un’artista che riesce ad essere fedele a se stessa ma che allo stesso tempo sa essere sempre nuova e interessante: dopo tanti album ancora una volta non sbaglia neanche un brano.