Mark Plati, il co-produttore di questo così detto album perduto, l’ha definito, in pratica, un momento di felicità rubato all’inesorabile scorrere del tempo. Una definizione condivisibile, ma ce n’era davvero bisogno? Cosa può aggiungere questo disco a ciò che David Bowie, umanamente e musicalmente, ci ha donato?
Sappiamo che, all’inizio degli anni Duemila, fu lo stesso Bowie a riflettere sull’idea di racchiudere queste canzoni in un contesto espressivo e sonoro ben definito; l’idea era, appunto, quella di suscitare negli ascoltatori sapori e colori di un’epoca a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta ormai leggendaria, senza eccedere nei tecnicismi della produzione perfetta, ma ponendo l’accento soprattutto sulla spontaneità delle registrazioni.
Oggi, alla luce di ciò che abbiamo ascoltato, possiamo tranquillamente affermare che “Toy” non è un album smarrito e poi ritrovato. Non nasce da un concetto unico, non è legato a un particolare momento, a una medesima fonte d’ispirazione, ad un luogo preciso, ma è, essenzialmente, una raccolta di canzoni stilisticamente e tematicamente disgiunte tra loro.
Materiale per collezionisti incalliti? Giocattoli sonori con cui continuare a lucrare sul mito? Il tentativo malinconico di ricordare un mondo che non esiste più, ma che consideriamo migliore di quello attuale, forse solo perchè eravamo più ingenui, più puri, più belli, più giovani?
In parte è così, mi dispiace ammetterlo, ma, probabilmente, di “Toy” se ne poteva fare a meno.
Ora, però, che è qui, le emozioni e i sentimenti oltrepassano ogni ragionamento.
L’uomo del karma non muore, continuerà a parlare e a girare per le strade di questo mondo, finchè ci sarà qualcuno in grado di prestare attenzione ed ascoltare; finchè ci sarà qualcuno da incontrare.
E, purtroppo, finchè le politiche lavorative, sociali, sanitarie ed economiche saranno concepite per avvantaggiare i più ricchi, i più forti e i più potenti; finchè si continueranno a rinchiudere le persone comuni ““ assieme a tutte le loro speranze e il loro futuro ““ in aridi, mediatici ed omologanti “zoo umani”, David Bowie ““ uomo del karma ““ sarà qui a mostrarci un’alternativa, una diversa ruota del destino. Canterà di conti troppo alti da pagare, di regole ingiuste da infrangere, di nuove dimensioni e nuovi pianeti da scoprire, senza preoccuparsi del dito puntato contro il diverso, l’alieno, il mostro, il freak che evade, finalmente, dalla gabbia nella quale era stato rinchiuso.