Come una fiaba sorprendente, costellata di spigoli d’acqua e di paesaggi da troppo tempo dimenticati, la musica di Josè González torna e lo fa svelando il proprio splendore timidamente, con una parsimonia gentile e spontanea che tanto rispecchia il proprio autore. “Local Valley”, quarto lavoro solista dell’artista, è il risultato di una lunga e fruttuosa gestazione durata ben sei anni: un album di deliziose prime volte.
Primo disco inciso nel nuovo studio di registrazione, Studio Koltrast Hakefjorde, ad un’ora di macchina da Gothenburg, “Local Valley” è anche il primo in cui González canta nelle tre lingue da lui parlate: l’inglese, lo spagnolo e lo svedese. All’apparenza gentile e delicato, l’ultimo lavoro del musicista posa su una base salda ed emblematica, la cui robustezza è attribuibile proprio al modo magistrale in cui il suo autore intreccia l’intricato pizzicare delle corde della chitarra alle soavi parti cantate.
“Visions” è il baluardo che annuncia l’arrivo di “Local Valley” nel mondo. Un singolo evocativo, in un certo senso silvano, ma anche pesante come un macigno, che s’interroga sulle possibili sorti di un’umanità che vive costantemente al limite tra sogno ed ignoto. Cantato in uno spagnolo che non incrina gli orizzonti melodici tessuti finora dall’artista, “El Invento” è, invece, il pezzo d’apertura dell’album, scelto da González come omaggio ai propri antenati ed alla propria eredità argentina.
Poco più che sussurrata, “Horizons”, ci culla e ci rassicura nell’incoscienza molle del dormiveglia. “Head On”, è, invece, di tutt’altra pasta: un brano ritmato e quasi politico, in cui González chiama in causa soggetti come “corrupt oligarchs” e “powers snatchers”.
Ipnotica e lunare, “Lasso In” fa capolino mansueta, per poi scivolare via tutta d’un fiato. Una depurata ed onesta versione di “Line Of Fire” fa sorridere l’animo tiepidamente e malinconicamente ed avvia l’album verso il suo epilogo.
Ad accompagnarci per mano, verso la fine di “Local Valley”, è “Honey Honey”: un pezzo dolce, immerso in un’atmosfera da giardino segreto, il cui sottofondo musicale, scandito dal canto degli uccelli e da altri rumori selvatici, fa perfettamente eco alle arie presenti in “Visions”.
Un album poco rivoluzionario, forse, che non rompe gli schemi abituali del sound di González, di sicuro. “Local Valley” è un disco rassicurante, un’immersione dolce che conserva solo una punta di sorprendente esoticità . Il pozzo di risorse a cui attinge il nuovo lavoro di Josè González più che essere profondo è, probabilmente, molto ampio. Quel che resta certo, però, è che il magico effetto balsamico della musica dell’artista permane e continua a farsi strada nei nostri cuori incessantemente.
Credit Foto: Peter Toggeth / Mikel Cee Karlsson