Il suo terzo album, “August”, era arrivato nell’estate del 2019 e ora Shannon Lay realizza anche il suo successore, sempre per la prestigiosa Sub Pop Records.
Le dieci canzoni che compongono “Geist” sono state registrate presso lo studio di Jarvis Taveniere dei Woods, che lo ha co-prdotto insieme alla stessa Lay, e poi sono state inviate a Ben Boye (Bonnie Prince Billy, Ty Segall) a Los Angeles e a Devin Hoff (Sharon Van Etten, Cibo Matto) a New York per ulteriori tocchi di produzione: sebbene registrato in tempi di isolamento, sul disco possiamo trovare ospiti importanti come Ty Segall, Sofia Arreguin (Wand) e Aaron Otheim (Heatwarmer, Mega Bog), che hanno anche loro collaborato a distanza.
Il lavoro si apre con “Rare To Wake”, un brano ispirato da “Dune”, romanzo fantascientifico del 1965 di Frank Herbert: se inizialmente la morbida voce della Lay è accompagnata solo dalla sua chitarra acustica, in seguito il pezzo cresce con l’aggiunta del piano e di eleganti arrangiamenti che lo impreziosiscono.
“Awaken And Allow” è senza dubbio la traccia più suggestiva del disco: per la maggior parte dei suoi tre minuti, la canzone vede come unici protagonisti i vocals di Shannon, mentre solo verso la fine si aggiungono violoncello e synth. Le sensazioni provate da chi ascolta sono, a nostro avviso, uniche e molto emozionanti e ci riportano verso il folk irlandese, terra di cui la musicista californiana è originaria ““ ci ricorda la press-release.
Impossibile non segnalare la delicatezza e la sensibilità della title-track “Geist”, che si muove leggera all’interno di un mare riflessivo e totalmente calmo; “Late Night”, invece, è una cover di un brano di Syd Barrett, qui riproposto in una versione più scarna rispetto al suo originale, ma incredibilmente elegante.
Forse non spirituale quanto indica il titolo, “Geist” (spirito in lingua tedesca) è comunque un disco che sa confortare chi ascolta attraverso le sincere emozioni, la gentilezza e la raffinatezza dei suoi toni: per Shannon un’altra prova superata con buoni voti.
Photo Credit: Kai MacKnight