Questa è una storia politica, ma anche umana, perchè in fondo umanità e politica dovrebbero essere le due facce di una medesima medaglia, ma anche una storia di poesia e di ideali traditi, una storia che ha le sue radici nel Sessantotto, ma che, contemporaneamente, risente della necessità di Fabrizio De Andrè di esprimere il suo pensiero, il suo particolare modo di intercettare fatti ed eventi reali e trasformarli in quelle che erano le sue efficaci e toccanti narrazioni sonore.
Ci sono diverse direzioni di lettura e ci sono anche diverse umanità che si toccano e si confrontano tra loro: il piccolo borghese appesantito dal suo enorme bagaglio di pregiudizi, l’anarchico desideroso di ribaltare quella sottocultura che generava quelle frustrazioni e quegli stupidi pregiudizi. E sullo sfondo il Potere, quello con la lettera maiuscola, subdolo e onnipresente, cinico ed eterno, la cui più pericolosa e micidiale arma è quella della seduzione. Seduzione con cui penetra nei cuori e nelle menti degli uomini e delle donne che avrebbero voluto e dovuto combattere la sua cupa influenza su questo mondo, siano essi intellettuali, musicisti, persone comuni o politici, segnando così la fine deludente di tanti movimenti di protesta, compreso, purtroppo, il nostro Sessantotto e i suoi ideali di libertà .
Certo, le idee non c’entrano nulla con le debolezze e le contraddizioni umane, ma anche il disco, nonostante il suo atteggiamento combattivo, alla fine, pare quasi arrendersi dinanzi alla capacità di auto-rigenerazione del Potere: la bomba gettata al ballo mascherato, nel quale si sono radunati i protagonisti della società borghese, si trasforma in un atto utile per lo stesso Potere – che tutto osserva e tutto conosce – perchè lo libera di elementi che ormai appartengono al passato e non hanno nulla a che vedere con le nuove forme di governo ed oppressione, di influenza e di controllo che si stanno diffondendo nel mondo. “Storia Di Un Impiegato” è, quindi, allo stesso tempo, un disco pienamente immerso, stilisticamente e concettualmente, nel suo tempo (l’anno di pubblicazione è il 1973), ma è profondamente proiettato verso il futuro, ben oltre gli anni di piombo, riuscendo a cogliere alla perfezione ciò che sta avvenendo oggi in questo mondo globale sconvolto dalla pandemia, nel quale siamo intimamente connessi gli uni agli altri, ma ciascuno di noi è profondamente solo, nudo dinanzi ai suoi sogni, alle sue aspirazioni, alle sue paure ed ai suoi incubi.
La prossima settimana, il 25, il 26 ed il 27 ottobre 2021, sarà possibile vedere, nei cinema, il film di Roberto Lena, il quale segue il filo narrativo delle canzoni interpretate da Cristiano De Andrè nella versione teatrale del suo spettacolo: quale migliore occasione, dunque, per approfondire le tematiche, ancora attuali, di questo splendido album? “DeAndrè#DeAndrè – Storia Di Un Impiegato“.