Echi di darkwave e post-punk si riverberano in maniera eccelsa tra le note di queste nove tracce nelle quali i Fotoform da Seattle – formati dalla coppia di vita Kim House (basso e voce) e Geoffrey Cox (chitarre) al quale si è aggiunto nel 2019 l’ex batterista dei Death Cab For Cutie, Michael Schorr – si confermano una novità interessante sul finire di questo 2021.
Le influenze di Cure e Siouxsie & the Banshees sono cristalline e si mostrano senza timore soprattutto tra le quattro corde del corposo basso della frontwoman Kim House che detta le coordinate di questo sophomore, a partire dall’opener “Shadow Spreads”, che ha il compito di iniziare un percorso melodico fatto di sonorità a mezza via tra le tinte eighties del post-punk di Joy Division memoria e la new-wave, nella sua declinazione dark laddove il meraviglioso singolo “Running” ne costituisce un caposaldo nella tracklist.
I Fotoform riescono senza alcuna fatica a rendere le atmosfere di “Horizons” anche sognanti e delicate, soprattutto nella struggente “We Only Have So Long” – a cui la band pare sia molto legata – o nel dream-pop dell’incantata “Shut Out The World”, nonostante il più delle volte ci si imbatte in brani ipnotici come nei synth della seducente “Too Late” ovvero nella cupa e psichedelica ” Take”, comunque sempre ricoperti dall’eterea voce di Kim che accompagna il suo basso incisivo e avvolgente mentre le chitarre intrise di riverbero di Cox e le pelli in stile “gotico” di Schorr, contribuiscono a riempire questo ottimo disco di un climax accattivante e miracoloso.
Registrato e mixato da Evan Foster (Boss Martians, The Sonics, Dirty Sidewalks) presso i No-Count Studios di Seattle, l’intero “Horizons” porta la firma della House come penna ufficiale, dove il tratto segna uno stato d’animo malinconico che si ripercuote nella struttura dei brani ancorchè pillole di lucentezza, fioca, sembrano elevarsi da episodi come “Digging Trenches” ovvero dalla sfuggente e bellissima “You Set Fire To The Sun”, dove l’ombra di Robert Smith sponda “Disintegration” vorrebbe appropriarsi della scena. Stessa sorte, peraltro, coinvolge il sound della traccia conclusiva “We Crystallize”, quasi otto minuti di shoegaze che cavalcano territori sintetici.
Il progetto dei Fotoform potrebbe apparire un classico del trito e ritrito, tuttavia la band di Seattle riesce a garantire, non solo per gli amanti del genere, più di tre quarti d’ora di ottime atmosfere lunari che vanno oltre gli stereotipi.
Photo credit: Chris Schanz