Il testo di una canzone può essere considerata alla stregua di una poesia? Ovviamente la differenza appare abbastanza evidente, il testo di una canzone è legato alla musica che finisce per dargli forza e significato e questo è un aspetto fortemente condizionante, la poesia invece è lasciata sola a se stessa e in questa solitudine trae forza e tutto il suo significato.

Resta comunque il fatto che in ambedue si descrivono spesso le stesse cose, stati d’animo, il dolore, il racconto, il gioco, in forme simili ma allo stesso tempo così lontane.

Molte volte gli autori di testi di canzoni sono stati accostati alla figura del poeta, ne cito almeno due universalmente riconosciuti,   Leonard Cohen che, oltre ad essere un cantautore, era uno stimato e apprezzato poeta, e Bob Dylan che inaspettatamente e aggiungo stranamente ha vinto   il premio Nobel per la letteratura .

I testi di Shakespeare sono fatti per essere portati in palcoscenico, così come le canzoni sono fatte per essere cantate, non stampate su una pagina. E io spero che molti di voi ascoltino i miei testi nel modo per cui sono stati creati: cioè in concerto, sui dischi o sui nuovi media. Vorrei citare ancora Omero che disse: “Canta in me, o Musa, e attraverso me racconta una storia” Bob Dylan.

E Morrissey? Il caro Moz è famoso per la sua ottima scrittura in cui abilmente ha spesso riprodotto nel tempo gli stessi schemi, a volte raccontando storie d’amore impossibili, a volte stati d’animo nei quali fissa il momento, a volte descrivendo una situazione che poi ribalta nel finale, a volte affrontando temi importanti con atteggiamento volutamente provocatorio e disturbante, c’è uno schema nella sua scrittura che, quando tutto funziona ed è ispirato, fa sempre centro.

Certo con il passare degli anni in un certo qual modo si deve aggiustare il tiro e lasciare un po’ indietro le tematiche tipiche della giovinezza, ma Morrissey comunque riesce a mantenere ancora oggi vivo il fascino della sua scrittura, non è un poeta ma spesso quello che scrive ti colpisce e ti fa pensare come una bella poesia.

In questa top ten ci concentriamo sulle canzoni che sono state scartate o finite in secondo piano, ma che sicuramente avrebbero meritato più considerazione.

10. I Know Very Well How I Got My Name
1988, B-side di “SUEDEHEAD”

Morrissey, sulle note scritte da Stephen Street e nel periodo immediatamente successivo alla fine degli Smiths, scrive questo testo che si presta ad un lettura davvero interessante, con la solita raffinatezza e in pochi passaggi gioca con il suo passato e il suo presente, in un brano che erroneamente può far pensare ad un primo occasionale amore.

Il ragazzino di tredici anni che si è tinto i capelli e l’uomo dai modi imbronciati è sempre lui, Morrissey ricorda un episodio della sua infanzia, il suo goffo tentativo di tingersi i capelli alla David Bowie, cosa che gli costò l’allontanamento temporaneo dalla scuola, e il suo presente da adulto imbronciato che sa che deve il suo nome a qualcuno che ora lo ha abbandonato.

Lo scrive come fosse la storia di un primo amore fugace, ma tra le righe sta parlando di Johnny Marr a cui deve il suo nome ma che ora se ne è andato.

“You think you were my first love
You think you were my first love, but you’re wrong
You were the only one
Who’s come and gone”

9. I’m Playing Easy To Get
2004, unreleased

Musica scritta da Boz Boorer e brano registrato nel 2004, un pignolo Morrissey, non soddisfatto del risultato, lo lasciò nel limbo delle canzoni dimenticate.
La versione che si sente in giro è stata registrata per il Janice Long Radio Session ma una versione da studio non ha mai trovato spazio in nessun album, peccato perchè Boz-Morrissey è un’accoppiata che funziona sempre.
Morrissey vaga per Los Angeles, in uno dei suoi frequenti periodi senza contratto discografico, e cerca di affogare i suoi pensieri e la sua disperazione tra le braccia di un amore anche illusorio, è così disperato da essere arrendevole e disponibile, così facile da prendere.
So dont waste time trying to get to know me
i’m yours
i’m yours
and dont waste time with snappy conversations
i’m yours
everybody knows”…i’m yours

8. Shame Is The Name
2009, B-side di “I’m Throwing My Arms Around Paris”

Alain Whyte scrive un gran pezzo nel quale la  chitarra e il pianoforte si alternano alla guida del brano, tutto   impreziosito dai cori di Chrissie Hynde.

Morrissey rimprovera i giovani e gli adulti concludendo che in fondo solo   “Shame makes the world go around“, non viene inserita nell’album e lasciata nelle retrovie, un grande errore.

Shame era anche il nome del suo cane chissà  se forse non ci può regalare una lettura anche ironica del testo, che sia forse l’amore incondizionato di Shame a far andare avanti il mondo?.

7. Friday Mourning
2004, B-side di “Let Me Kiss You”

Ancora un Alain Whyte riconoscibilissimo in tutta la sua abilità , il brano musicalmente ha qualcosa di epico per come cresce gradualmente negli accordi pur dando una sensazione di oscuro fallimento.

E’ qualcosa che si spezza, l’episodio che ti pone davanti ad un fallimento che, vero o creato dal momento di difficoltà , ti distrugge l’anima.

Nella scrittura di Morrissey un tema e un sentimento che si alimenta dai tempi degli Smiths.

6. The Never Played Symphonies
2004, B-side di “Irish Blood, English Heart”

Alain Whyte crea ancora meraviglie mentre Morrissey ci presenta un testo al quale possiamo dare una prima interpretazione più immediata, nel momento della morte il ricordo va non tanto alle persone che hai conosciuto e alle occasioni che hai colto ma piuttosto alle occasioni mancate e alle persone che sono scivolate nella tua vita e che non hai avuto la capacità  di fermare.

Seconde me si può anche andare oltre, Morrissey è stato sempre circondato da un alone di mistero riguardo la sua vita sentimentale e sessuale, qui semplicemente si mostra come un uomo che ha idealizzato l’amore,   che ha lasciato andare che le persone che avrebbe potuto amare e dalle quale poter essere amato, un sentimento di frustrazione anche sessuale nel quale le Symphonies sono le persone che non ha avuto il coraggio di vivere e a cui svelarsi.

5. Blue Dreamers Eyes
2018, unreleased

Uscita dal nulla nel 2018 e caricata sul suo canale YouTube da Sam Esty Rayner nipote di Morrissey, molto probabilmente è stata registrata precedentemente.

La musica è di Boz Boorer  che crea una melodia divertente sulla quale Morrissey si esercita nel suo modo classico di interpretare le canzoni, concludendo accompagnando la musica con vocalizzi.

Si può ancora a guardare il mondo con gli occhi del sognatore?

Quando ci si rende conto dei propri fallimenti e si cade, bisogna rialzarsi   oppure la scelta migliore è andarsene da qualche parte, dove nessuno ti conosce, in modo da non regalare agli altri neanche il ricordo?

4. I Can Have Both
1997, B-side di “Alma Matters”

Uno dei migliori pezzi mai scritti da Boz Boorer stranamente non trovò posto nell’album, nonostante la brillante chitarra che caratterizza il brano anche questa volta il destino del pezzo fu determinato dalle scelte di Morrissey.

Peccato perchè anche il testo era molto interessante, iniziando con la metafora del negozio e delle sue prelibatezze, Moz è combattuto tra scegliere un vuoto ma soddisfacente rapporto di tipo   sessuale o restare in attesa di un vero amore.

Nel cercare di convincersi che può avere entrambi c’è sottotraccia il tentativo di lasciarsi andare al soddisfacimento sessuale in attesa che arrivi un grande amore, cerca di convincersi perchè non è quello che veramente vuole.

Perchè amare qualcuno ed essere pronto quando questa persona potrebbe trovarsi ad incrociare la tua vita non è cosa facile, soprattutto quando ancora improvvisamente è il timido ragazzo di una volta a frenarti, allora non ti resta che autoconvincerti che puoi anche accontentarti di avere relazioni fugaci anche se sai che non è quello che vuoi.

Alcuni ci vedono un riferimento alla bisessualità ,   un interpretazione che secondo me banalizza il testo.

3. Lost
1997, B-side di “Roy’s Keen”

Anche Spencer Cobrin riesce a creare un gran bel pezzo, di cui va giustamente orgoglioso.

La melodia è triste mentre Morrissey ci parla di un mondo in cui tutti fingono ma in realtà  sono persi nelle loro insicurezze, l’autore poi si   concentra in una vicenda amorosa che serve solo a confermare una condizione tutto sommato così naturale.

Tutti siamo tutti piccoli essere persi nell’universo anche se qualcuno un po’ meno.

Everybody’s Lost
But they’re pretending they’re not
Lost
Oh, lost

So if I see you
And I tell you
How I’ve watched you
I’m just lost

2. Sister I’m A Poet
1988, B-side di “Everyday is Like Sunday”

Stephen Street è l’autore che maggiormente sapeva ricostruire l’atmosfera degli Smiths, e qui ce la mette tutta confezionando un brano con chiari riferimenti alla chitarra di Marr.
Stranamente relegata solamente a completare il singolo di “‘Everyday is Like Sunday’ avrebbe meritato maggiore considerazione.

Nel testo Morrissey non nomina mai la parola poeta, sempre sul punto di dirla, ma lasciandola sospesa come se dovessero essere gli altri a dirlo, mi consideravate uno strano? Certo ma solo perchè io sono un ” …..” .

1.   I Am Two People
2004, B-side di “Let Me Kiss You”

Musiche del solito Alain Whyte, per un brano che come lato B di “Let Me Kiss you” completa un discorso che riguarda i limiti spesso invalicabili che mortificano e castrano le relazioni sul nascere.

Se per “Let me kiss you” è un rifiuto di tipo estetico ad impedire che possa nascere l’amore, in “I Am Two People” questo rifiuto diventa la consapevolezza di apparire diverso da quello che si è veramente agli occhi di chi rifiuta di conoscerti.

Un po’ in tutta la sua storia Morrissey è apparso diverso dagli altri e a volte contraddittorio, con posizioni provocatorie e inaspettate, con prese di posizioni forti e spesso spiazzanti, anche per questo resta una delle poche vere star ancora in circolazione.

Credit Foto: Jake Walters