Si sta per chiudere questa nuova edizione del Barezzi, il festival che omaggia il suocero e mentore di Giuseppe Verdi: dopo i concerti di Carmen Consoli e Iosonouncane delle scorse serate, oggi la città ducale ospita l’unica band straniera della rassegna, i Fontaines D.C. che portano in dote due album, “Dogrel” (2019) e “A Hero’s Death” (2020), che hanno ottenuto notevoli riscontri sia dalla critica che dal pubblico e hanno già elevato la giovane formazione dublinese nell’Olimpo.
Il Teatro Regio, prestigiosa venue abituata di solito all’opera piuttosto che al post-puk, ha risposto decisamente bene con un sold-out arrivato ormai alcuni mesi fa e, anche quando le restrizioni per il Covid-19 sono state finalmente eliminate, i nuovi posti disponibili sono stati venduti nel giro di pochi giorni a dimostrazione del grande interesse suscitato dalla band irlandese.
Sono passate da poco le ventuno quando i cinque ragazzi di Dublino salgono sul palco ma, prima di iniziare il concerto, si avvicinano alla platea e decidono di lanciare dei fiori all’indirizzo del pubblico che, in questa location, rimane comunque piuttosto lontano dallo stage.
E’ “A Hero’s Death”, title-track del loro lavoro più recente, ad aprire il set: è difficile distogliere gli occhi dal frontman Grian Chatten – che stasera indossa una t-shirt degli Whipping Boy ““ perchè, mentre canta e grida, continua a ballare e a spostarsi lungo tutto il palco, come farà poi per tutta la serata. Intanto i toni si fanno subito cupi, cattivi e soprattutto intensi per la gioia del pubblico emiliano che dimostra come, anche nel tempio della lirica mondiale, si possano esibire artisti di generi ben diversi e distanti da quello per cui questo teatro era stato fatto erigere nel diciannovesimo secolo dalla duchessa Maria Luigia.
Il ritmo si alza maggiormente poco dopo con “Sha Sha Sha” che, con il suo coro catchy e divertente, esalta i presenti in sala questa sera.
Se “You Said” sembra voler rallentare le cose, pur rimanendo piuttosto buio e malinconico, con “The Lotts”, invece, arriva una gran botta di potenza, mentre Chatten sembra indemoniato nel finale del brano.
L’apice del concerto arriva, però, poco dopo con “Hurricane Laughter”, un binomio di cattiveria e rumore ““ poderoso in particolare l’attacco portato dalla batteria di un inarrestabile Tom Coll.
Da lì in avanti il delirio è totale come dimostra “Televised Mind”, graziata da dirompenti chitarre e da un’ottima melodia: il pubblico emiliano risponde con un handclapping pressochè totale prima di alzarsi completamente fino alla fine del concerto.
E’ la perfezione di “Liberty Bell”, estratta da “Mongrel”, a chiudere il pur veloce encore con le sue chitarre jangly e quelle melodie appiccicose a cui diventa impossibile resistere.
Un set di poco più di un’ora, ma che ha dato la possibilità ai Fontaines D.C. di lasciare un segno importante ai loro fan italiani: la bellezza del Teatro Regio avrà sicuramente aiutato sull’impatto positivo che hanno dato questi cinque irlandesi, ma la solidità della loro musica e quella infinita energia sporca e cattiva hanno giocato il ruolo principale.
Usciamo dalla maestosa venue di via Garibaldi convinti di aver visto un live-show che rimarrà impresso a lungo nella mente di chi era qui stasera e ovviamente l’appuntamento con loro è per il prossimo marzo ai Magazzini Generali di Milano.