Intorno alla seconda metà degli anni ’90, esauriti i filoni del grunge e del britpop, il rock si ripiegò su sonorità meno esasperate, dando il via ad una rinnovata stagione del pop indipendente. Il 1996 fu l’anno di formazione, l’anno di esordio, e anche l’anno di grazia degli scozzesi Belle and Sebastian, che infilarono addirittura due album nelle classifiche dei migliori di fine anno: “Tigermilk” (giugno) e, appunto, questo “If You’re Feeling Sinister” (novembre).
Il loro pop è intinto di profumo anni ’60, con Simon & Garfunkel numi tutelari, il sarcasmo dei Kinks e lo spleen di Nick Drake; ma l’altro retroterra è l’indie intimista degli ’80, quello dei conterranei Orange Juice e Josef K, ma anche di Felt, Field Mice e degli Housemartins di Norman Cook (che si farà un nome come Fatboy Slim).
La favola natalizia di “The Fox in the Snow” non si limita a indulgere nei buoni sentimenti da focolare, ma si concede altresì ad un poetica amara e garbata al contempo: la violinista Sarah Martin dipinge carezze, rintocchi acustici si accavallano sullo sfondo. Un fuoriclasse come Sufjan Stevens occupa un posto in prima fila tra i debitori artistici di questi flautati bozzetti.
Levigata con la delicatezza che li contraddistingue, “Like Dylan in the Movies” scivola via, appena elettrificata alla bisogna, in una tenue romanticheria, scipita quanto basta per titillare svenevolezza a nugoli di adolescenti confuse. La dissolvenza cinematografica della coda si risolve in un sognante tintinnare di vibrafoni e di cortesi nastri in dissonanza.
I momenti più vivaci, come l’orchestrale “Seeing Other People” o anche “Me in The Major”, fanfara country al febbrile passo d’armonica, sono confusionari ma austeri nel portamento, con tutto quanto l’ensemble coinvolto e coeso nell’accompagnare il saliscendi emotivo del suo direttore d’orchestra. Arcade Fire e Broken Social Scene ascoltano e prendono appunti.
“Get Me Away from Here, I’m Dying” è un altro di questi piccoli capolavori, saggi della loro inconfondibile veste di Smiths al sapor di caramello. Murdoch sembra proprio un Morrissey carino e coccoloso, mondato dagli eccessi di hybris e pure senza voce petulante.
Che non la sappia comunque usare, è un altro paio di maniche.
Stuart Murdoch sembra infatti giocare al ruolo di maestro dell’understatement, e, col suo canto beffardo e sotto le righe, finanche stonato, si diletta a tirare volate che partono sì umili, ma pian piano si accendono con studiato accumulo di strumentazioni. Ad esempio, l’ouverture “The Stars of Track and Field”, che apre dimessa, ha tutto il tempo di inerpicarsi in un magniloquente unisono. Se esiste un filone “pop da camera” che ha preso piede negli anni 2000 (Kings of Convenience, Decemberists), i Belle and Sebastian non possono che esserne riconosciuti gli indiscussi apripista.
Ancora più dilatata e progressiva, “If You’re Feeling Sinister” si desta in mezzo ad un brusio di bambini e poi inizia a trotterellare estatica, appena sferzata dai radi accordi di sottofondo.
Il ritornello arriva alla fine, nell’imprevisto e delizioso no-sense che dà il titolo all’album.
Adoro questo disco per tanti motivi, non solo musicali. Averlo riascoltato in occasione di questa retrospettiva mi è servito a ritrovarne intatta la grandezza, che forse neppure ricordavo tale. Suona fresco e per niente invecchiato, e per quaranta minuti ha aiutato anche me a riassaporare il profumo di quella leggerezza che fu.
Data di pubblicazione: 18 novembre 1996
Registrato: CaVa Studios di Glasgow
Tracce: 10
Lunghezza: 41:17
Etichetta: Jepster
Produttore: Tony Doogan
Tracklist
1. The Stars of Track and Field
2. Seeing Other People
3. Me and the Major
4. Like Dylan in the Movies
5. The Fox in the Snow
6. Get Me Away from Here, I’m Dying
7. If You’re Feeling Sinister
8. Mayfly
9. The Boy Done Wrong Again
10. Judy and the Dream of Horses