In un ipotetica classifica dell’era Craig, questa degna conclusione della saga si posizionerebbe giusto in mezzo ai due film migliori (“Skyfall” e “Casino Royal”) e ai due peggiori (“Quantum Of Solace” e “Spectre”) della cinquina, mutuando dai primi i toni cupi, moderni e realistici che hanno fatto del Bond di Craig probabilmente il migliore di tutti e dai secondi la voglia di giocare e di riportare il franchise sui binari più consoni ai fan delle vecchie incarnazioni della spia al servizio di Sua Maestà .
Spettacolare, rocambolesco, scuro, pervaso da un presagio mortifero sin dai suoi primi minuti, “No Time To Die” ci presenta se non uno dei migliori cattivi della saga (Malek non fa mai davvero paura) senz’altro una delle minacce più pericolose e infide mai affrontate dall’agente segreto. Tra sontuose scene d’azione con degli stunt che fanno male a vederli e lunghe parentesi romantiche, il film si allunga un po’ troppo (è difatti il più lungo 007 mai realizzato), ma è il giusto prezzo da pagare per un finale drammatico e struggente che mette per davvero la parola fine ad un’era.
Ad ogni modo, chiunque sarà chiamato a raccogliere il testimone di Craig nel ruolo di Bond non avrà vita facile.