Un giorno qualcuno ci dirà che cosa c’era nell’aria in quel fatidico 1991; qualcuno ci farà sapere perchè quell’anno è entrato di diritto nella storia della musica come ricco di grandi canzoni e grandi album. E, attenzione, su entrambe le sponde dell’Oceano. Aria buona? Sostanze altrettanto buone? Gli dei della musica che mai così benevoli hanno guardato giù, sulla Terra, per infondere un po’ del loro tocco magico e divino? Chi lo sà . Nell’attesa che, prima o poi, arrivi una spiegazione plausibile, non ci resta davvero che andare a scorrere l’elenco delle band toccate dal sacro fuoco dell’ispirazione e i nomi sono quelli che fanno tremare le mani, perchè pezzi da ’90 a nome Metallica, U2, Primal Scream, Nirvana, R.E.M., My Bloody Valentine o Pearl Jam (giusto per citare qualcuno) ci fanno capire che non si trattava certo di un genere particolarmente in auge, ma come proprio a 360 ° tutto stava andando alla grande.
A questa breve lista (che, ripeto, è assolutamente parziale) mi pare doveroso aggiungere anche i simpatici Teenage Fanclub. Gli scozzesi piazzano il colpaccio con il magnifico “Bandwagonesque” che, a differenza del rumoroso esordio, inizia perfettamente a inserire in mezzo a robuste dosi di “Dinosaur Jr. sound” anche i riferimenti a Big Star e Byrds che, successivamente, caratterizzeranno tutta la carriera degli scozzesi.
L’equilibrio tra questi due pesi, rumore, feedback e chitarre sporche e deliziose amornie vocali e sfacciati riferimenti agli anni ’60 trova in questo album una sintesi perfetta, esaltata da un songwriting realmente esemplare, in cui i tre moschettieri Blake, McGinley e Love mettono le basi del loro marchio di fabbrica inconfondibile.
“The Concept” apre sonica e finisce come una ballatona da restare abbracciati mentre vanno i corettoni romanticamente melensi, il guitar-pop d’alta scuola anni ’90 di “December” che ti lascia così, in quella magnifica zona del crepuscolo tra luce e ombra, tra bianco e nero, con tanto di arrangiamento d’archi, mentre “I Don’t Know” ha quelle punteggiature chitarriste che mi esaltano ogni volta che la sento. Impossibile non volare altissimi con il power-pop iper sonico (in odore di shoegaze) di “Star Sign” e con gli assoli stordenti di “Pet Rock” (io sono sempre convinto che Noel, per il primo degli Oasis, abbia appreso più di una lezione da un brano simile). In tema “uso delle voci da manuale” ecco “Sidewinder”, che pare una caramella indie-rock uscita dai Beach Boys alla moviola e in vena di gofiarsi di chitarre. L’altra perla del disco è “Alcoholiday” in cui Norman Blake gestisce alla perfezione ritonello e strofa da 10 e lode, con i soliti coretti che riempiono il cuore di miele anche in mezzo alle chitarre. Se ancora non siete finiti al tappeto con tante meraviglie, beh, ci pensera la delicatezza inaspettata di “Guiding Star” a mettervi KO, in cerca di un fazzoletto in cui piangere senza ritegno.
30 anni. E siamo ancora in ginocchio.
Pubblicazione: 19 novembre 1991
Durata: 42:56
Dischi: 1
Tracce: 12
Genere: Rock alternativo, Power pop, Noise pop
Etichetta: Creation Records
Tracklist:
The Concept
Satan
December
What You Do to Me
I Don’t Know
Star Sign
Metal Baby
Pet Rock
Sidewinder
Alcoholiday
Guiding Star
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