Due anni di tour per la promozione di “Seven And The Ragged Tiger”, uno trascorso godendosi i trionfi dell’album dal vivo “Arena” e della hit “The Wild Boys” e un altro ancora totalmente dedicato ai progetti paralleli Arcadia e The Power Station. I Duran Duran arrivano al 1986 col fiato corto e con due Taylor in meno in formazione: il batterista Roger che, stanco delle luci della ribalta, si ritira a vita privata nelle campagne del Gloucestershire, e il chitarrista Andy che, dopo un’estenuante tira e molla che minaccia pericolosamente di sfociare in un procedimento davanti al giudice, abbandona la nave per divergenze artistiche e personali con i tre membri superstiti.
Simon Le Bon, Nick Rhodes e John Taylor: è dai loro incontri negli studi di registrazione di Londra, Parigi e New York che prende forma quello che possiamo a tutti gli effetti considerare come il primo frutto della fase due della band britannica. Sto parlando naturalmente di “Notorious”, il disco “hitchcockiano” dei Duran Duran: elegante e misterioso come un thriller d’altri tempi, anche se assai meno avvincente dei tanti capolavori diretti dal maestro del brivido.
Da un punto di vista prettamente qualitativo, il primo lavoro realizzato a ranghi ridotti dal gruppo di Birmingham non si avvicina neanche lontanamente ai suoi tre inarrivabili predecessori: mancano i sapori new wave e post-punk del debutto del 1981, così come non vi è traccia del pop fresco ed esplosivo del super-classico “Rio” e del già citato “Seven And The Ragged Tiger”.
Ma in cabina di regia ““ e, in alcuni brani, anche alla chitarra ““ c’è un produttore di assoluto prestigio: Nile Rodgers. Fondatore degli Chic, padre nobile della disco music e re Mida della musica anni ’80. A lui va il compito di rifare quasi totalmente il look ai “nuovi” Duran Duran che, con i dieci brani di “Notorious”, provano a scrollarsi di dosso l’ingiusta immagine di band per ragazzine per calarsi nei panni di esperti e raffinati interpreti di un pop incredibilmente maturo – ricchissimo di influssi funk, R&B e Motown.
A soffiare il vento nelle vele del groove sono il batterista Steve Ferrone, uno dei più grandi sessionman di sempre, e il bassista John Taylor, un gigante delle quattro corde troppo poco celebrato. Sono i suoi polpastrelli fatati a dettar legge sulle note di “Skin Trade”, “So Misled”, “Meet El Presidente” (micidiale nella versione remix) e della celeberrima title track, i quattro pezzi forti per quanto riguarda il versante “ballabile” di “Notorious”: i fiati, i cori, gli arrangiamenti impeccabili e la mano riconoscibilissima di Rodgers li rendono assolutamente imperdibili.
A mitigare la fiamma del funk è la consueta sensibilità pop dei Duran Duran, che prende il sopravvento nelle canzoni in cui le tastiere di Nick Rhodes riescono a ritagliarsi un ruolo da protagonista (“American Science”, “A Matter Of Feeling”, le delicatissime “Winter Marches On” e “We Need You”).
Non vi sono dubbi: il disco fa decisamente tesoro delle preziose esperienze guadagnate nel breve periodo del “divorzio” duraniano, ovvero l’anno più o meno sabbatico segnato dai lavori di Le Bon e Rhodes con gli Arcadia e di Taylor con i Power Station. In “Notorious” non mancano di certo le sfumature eleganti e il vago retrogusto bowiano dei primi, ma a risaltare con particolare evidenza è la dote dei secondi: la passione per il rock più corposo, pompato ma sempre e costantemente in linea coi canoni radiofonici.
Una caratteristica che troviamo in bella mostra in “Hold Me”, “Vertigo (Do The Demolition)” e “Proposition”, dove a dominare sono le schitarrate di un Warren Cuccurullo non ancora membro ufficiale e le performance cariche di energia e pathos di Simon Le Bon.
All’epoca dell’uscita, non tutti i fan apprezzarono l’inattesa svolta di “Notorious”. I risultati commerciali non furono troppo soddisfacenti nel Regno Unito e negli Stati Uniti; in Italia, invece, fu un trionfo premiato con un secondo posto in classifica e ben sette date dello Strange Behaviour Tour. Ma fu davvero il primo passo falso nella carriera dei Duran Duran, come sostenuto da alcuni seguaci e detrattori? Direi di no, altrimenti non saremmo qui a omaggiarlo! Un album a modo suo coraggioso, diverso e in parte persino controverso, sicuramente di transizione, che deve le sue fortune a un paio di hit fenomenali, a qualche bella sorpresa funky e a un formidabile John Taylor in versione macchina del groove. Scusate se è poco!
Data di pubblicazione: 21 novembre 1986
Tracce: 10
Lunghezza: 46:56
Etichetta: EMI
Produttori: Duran Duran, Nile Rodgers
Tracklist:
1. Notorious
2. American Science
3. Skin Trade
4. A Matter Of Feeling
5. Hold Me
6. Vertigo (Do The Demolition)
7. So Misled
8. Meet El Presidente
9. Winter Marches On
10. Proposition