I Red Kite vengono dalla Norvegia e la loro ascesa oltre i confini nazionali è cominciata con l’esordio omonimo del 2019. Erano pronti a partire per il loro primo vero tour a marzo 2020 quando la pandemia da Covid 19 ha stravolto programmi e intenzioni. Even Helte Hermansen (chitarra) Trond Frønes (basso) Bernt Andrè Moen (Rhodes) e Torstein Lofthus (batteria, percussioni) hanno reagito nell’unico modo possibile: lavorando a distanza per poi tornare in studio e dare vita a sette nuovi brani.
“Apophenian Bliss” fa i conti con l’ignoranza, la tendenza sempre più diffusa a vedere schemi e complotti dietro a ogni cosa e fonde le radici prog del quartetto (Hermansen, Frønes, Moen e Lofthus fanno o hanno fatto parte di alcuni dei più importanti gruppi norvegesi del genere come Elephant9, Shining, Bushman’s Revenge e Grand General) con influenze doom, metal e un pizzico di power jazz. Chitarra esplosiva e batteria trascinano “Astrology (The One True Science)” il basso di Frønes ritmico e inquietante aleggia in “This Immortal Coil” mentre in “Apophenia” l’atmosfera diventa più rarefatta, mantenendo comunque una certa tensione.
Amano gli estremi i Red Kite, Coltrane e il death metal, fonti d’ispirazione ben evidenti nella frenetica e vivace “Red Kite Flight”, in “Morrasol” un brano preso in prestito dal sassofonista e compositore Gisle Johansen e nei droni di “Sleep Tight” su cui si innesta una linea melodica lieve e ben strutturata. Un buon secondo album quello del quartetto, con due momenti (“Apophenia” e l’aggressiva e psichedelica bonus track “Feet Don’t Fail Me Now”) che spiccano sugli altri confermando la solidità compositiva dei norvegesi.