I Black Lips sono finalmente arrivati in Italia, dopo che i concerti del mese scorso erano stati rinviati poichè un componente della loro crew era stato trovato positivo al Covid: quella di stasera è la prima data nel nostro paese, in cui la band di Atlanta potrà finalmente presentare il suo nono album, “Sing In A World That’s Falling Apart”, uscito a gennaio 2020 via Fire Records.
Dopo il live-show dei toscani Tuesday’s Coackroaches, quando mancano meno di cinque minuti alle undici, salgono sul palco Cole Alexander e compagni ““ attesissimi dal pubblico bolognese, che aveva mandato il concerto sold-out già alcuni mesi fa.
Ad aprire la loro esibizione ecco “Sea Of Blasphemy”, opening-track del loro terzo album “Let It Bloom” del 2005: il loro garage-rock lo-fi, fracassone e dai ritmi esagerati è una vera propria garanzia. Che il party abbia inizio!
Cori irresistibili e divertimento assicurato anche nella successiva “Family Tree”, dove trova ampio spazio e libertà anche il sax di Zumi Rosow: le loro melodie chitarristiche sono sempre perfette e un vero proprio invito a nozze per finalmente ballare spensierati.
Si prosegue poi con “Look Here Satan”, una cover di Wayne Pat & Keith, sconosciuto gruppo di Atlanta: il brano, cantato dalla Rosow insieme ad Alexander, ci trasporta su territori country-folk fuzzy, mentre i toni rimangono all’insegna del divertimento.
Poco dopo la band statunitense decide di rallentare con “Georgia”, estratto dal disco più recente: i toni country-folk sono supportati dall’ottimo lavoro del sax e ci regalano uno dei rarissimi momenti riflessivi di questa ora di concerto.
Ancora divertimento e ritmi folli con “Angola Rodeo”: mentre Oakley Munson pesta pesantemente sul suo drumkit e le chitarre creano brillanti melodie, ecco ancora una volta il sax di Zumi mettersi in luce con intelligenza.
Se “Crystal Night” ci fa conoscere il lato più soft e romantico della band della Georgia, ci pensa subito dopo “Cold Hands” – molto più intensa rispetto alla sua versione originale – a riportare le cose “in ordine”, accelerando in maniera impressionante, mentre le scelte melodiche dei Black Lips si rivelano azzeccate come sempre.
“Odelia”, altro estratto da “Sing In A World That’s Falling Apart”, ci porta di nuovo verso le loro tendenze più country, ma senza dimenticare mai il divertimento e quel pizzico di pazzia che contraddistingue ogni loro live-show.
“Get In On Time”, invece, con le sue belle armonie e i suoi toni delicati è una cover dei Velvet Underground dai ritmi rilassati, mentre “O Katrina” chiude il main-set in totale follia con grida rumorose, chitarre inarrestabili e spensieratezza a livelli pazzeschi.
Prima del curfew ““ previsto a mezzanotte ““ c’è solo il tempo per una delle quattro canzoni originariamente previste sulla setlist per l’encore: si tratta di “Chainsaw”, eseguita semiacustica ““ inizialmente solo dalla Rosow e dal chitarrista Jeff Clarke – che aggiunge un tocco di malinconia alla serata.
Un’oretta all’insegna del divertimento (e spesso pure della pazzia) che ci ha fatto passare una serata diversa nella speranza di ritornare presto verso la normalità dopo questi due ultimi terribili anni: i Black Lips dal vivo, grazie alle loro incontenibili melodie e alla loro vivacità , sono sempre una grandissima gioia da gustare fino in fondo.
Photo Credit: Jamie Leto (CC BY-SA 2.0)