Il secondo album dei Pip Blom non abbandona il percorso che con sicurezza e buona predisposizione la band di Amsterdam aveva intrapreso con il debutto “Boat” del 2019.
Pip e il fratello Tender, dobbiamo ammetterlo senza timore di smentita, sanno scrivere e arrangiare canzoni che raccolgono le intense vibrazioni degli anni ’90 di band come Pixies , Breeders e Hole, arricchite dalle sonorità del post-punk revival degli anni 2000 che a loro volta pescavano nei suoni degli anni ’70. Nulla di nuovo quindi ma questi sono dettagli che lasciamo ai critici e intenditori della storia del rock e delle sue sfumature. Quello che a noi interessa è il disco che gira sul piatto in questo momento e delle emozioni che riesce a trasmettere.
Il titolo dell’album è un ricordo che si collega alla fatica dei tour, si contano 120 concerti solo nel 2019 e il break, il meritato riposo nelle stazioni di servizio, era davvero “benvenuto”. Nasce quindi il desiderio di fermarsi e scrivere nuove canzoni, la ripetizione, si sa, è la madre di tutte le arti ma a volte ci si può pure annoiare.
Come il precedente album, “Welcome Break” è stato registrato nei Big Jelly Studios di Ramsgate e prodotto dalla band stessa.
Il disco non tradisce chi ha amato il loro esordio, stiano tranquilli i fratelli Blom. La struttura dei brani, con versi dall’andamento lento che esplodono in ritornelli veloci dal tocco melodico sempre indovinato, sono un marchio di fabbrica che la band olandese fa bene a sfoderare anche a questo giro. I momenti in cui il motore gira a bassi regimi ci regala una Pip dall’incedere svogliato, alla Courtney Barnett per intenderci. Undici brani di buon livello che renderanno i loro live ancor più coinvolgenti.
Prendiamo questo album e ascoltiamolo con la giusta predisposizione, niente razionalità , solo istinto e voglia di divertirsi.
Ai fratelli Blom e alla loro band, per ora, non chiediamo nulla di più.
Credit Foto: Bibian Bingen