I “folletti di fuliggine”, traduzione nostrana di Soon Sprite, bissano il loro precedente EP del 2019 “Sharo Tongue” con questa nuova raccolta di sei brani che consolida quello di buono che si era detto e scritto di loro. La band di Exeter (Devon) si compone di Elise Cook (voce chitarra ), Tom Gilbert (Batteria, seconda voce) e Sean Mariner al basso. Elise, a dire il vero, aveva scritto e prodotto un primo EP, uscito nel 2018, che è da considerarsi però un mero progetto solista.
Scritto durante il periodo di lockdown, il disco ci avvolge dolcemente in queste sensazioni intense, emozioni profonde che riflettono un periodo poco luminoso, annebbiato dalle relazioni con persone che hanno mostrato lati oscuri, enigmatici, a volte incomprensibili. Lati sconosciuti che mettono in luce e scoprono anche porzioni di noi stessi che poco si conosceva. Elisa ha trasformato questo periodo confuso trovando nella musica e nei compagni della band la forza e l’energia giusta per regalarci queste splendide testimonianze.
Subito “Assisted Thrills” ci mette in attento ascolto. Un riff di chitarra introduce un brano dal forte impatto emotivo, la voce di Elise esprime tristezza per una storia finita decisamente male ma che trova nel forte cambio di ritmo nel finale il segnale di una bramata rivincita.
La tromba di Danny Lester partecipa a quello che forse è il brano più bello, forse la rivincita è già alla porta e bussa in “Accolade”, con lo splendido finale “Adornami con nastri e non trascurerò mai l’amore che mi hai dato“.
“è estate e non ho voglia di sorridere“, altro cambio d’umore nella splendida “It’s Summer and I Don’t Feel Like Smiling”, con tutta la band a dare il meglio di sè e la voce della Cook che trova nella successiva “Night Thirst” l’assist vincente per esaltare il suo grande talento, quello di trasmettere ai nostri cuori nitide emozioni.
Il singolo “Alone Not Lonely” è il brano che rappresenta il raggiungimento della consapevolezza. Ritrovare se stessi dopo la fine di una relazione e scoprire il vero peso del proprio valore. Il ritmo e la bella energia della chitarra nella finale “Poltergeists” ci lasciano con quel senso di vuoto che deve essere assolutamente colmato. Non possiamo però avere dubbi nel trovare un valido rimedio: questo vuoto si può riempire facilmente riascoltando, senza nessuna inutile attesa, questo piccolo capolavoro.