Richard James Simpson torna dopo due anni da ‘Deep Dream’ che nel 2019 aveva catturato l’attenzione di molti e messo in risalto la sua capacità di costruire un album nel quale esprimeva un rock alienante e distorto, un lavoro interessante sotto molti punti di vista: la costruzione dei brani denotava una ricercatezza sonora che mischiava abilmente il rock anni 70 a varie influenze dal noise, al dark, in un insieme a volte psichedelico e sperimentale ma sempre pienamente strutturato e potente.
In questo nuovo lavoro Richard James Simpson collabora con numerosi importanti artisti tra i quali Jill Emery (Mazzy Star, Hole), Don Bolles (The Germs), Dustin Boyer (John Cale), Paul Roessler (The Screamers, Twisted Roots, Nina Hagen) e Geza X (Geza X and the Mommymen, The Deadbeats), che lo hanno aiutato in questa costruzione sonora senza compromessi.
Con “Sugar The Pill” continua il suo percorso con immutata maestria, al primo ascolto conferma l’impressione che ho sempre avuto, quello di un artista consapevole delle proprie idee che sviluppa in maniera precisa e diretta, un senso di potenza che viene espressa in brani curati e completi.
C’è una ricerca sperimentale che a volte si combina con un rock classico, cantato anche con un effetto vocale noise nel quale la chitarra ha il suo peso, alternandosi con brani con una dimensione quasi scenografica ed eterea.
“Sugar The Pill” è un album molto variegato, se brani come “Evaporating People”, “Sleep” o “Consensual Telepathy” e soprattutto l’ottima “Time, The River” sono riusciti intrecci sperimentali, altri sono maggiormente diretti e melodicamente riusciti, come gli ottimi singoli, la vivace “Playing God” nella quale curiosamente si sente in sottofondo anche un annuncio in italiano, e la lenta “Take It Back” con il pianoforte e le voci sovrapposte che dominano il brano.
Richard James Simpson non cerca la strada facile e ascoltando certi brani possiamo essere certi che ne sarebbe ampiamente capace, preferisce invece scegliere un percorso più difficile e coraggioso non preoccupandosi di rischiare di allontanare l’ascoltatore meno attento. Questa scelta gli permette di creare un lavoro dove il momento musicalmente più diretto arriva e ti colpisce dritto al cuore, un artista che merita attenzione e un album di cui vi consiglio l’ascolto.
Photo credit: Richard James Simpson