Alla fine di “4 metà “, film che narra le due realtà alternative di due coppie come fosse uno “Sliding Doors” nostrano, i protagonisti giungono alla conclusione che scoprire chi ha sposato chi e quale delle loro teorie sull’esistenza o meno dell’anima gemella sia quella giusta sia assolutamente irrilevante. Il comparto teorico del film è così debole e vacuo che hanno assolutamente ragione.
Gli scenari romani, londinesi e lisbonesi addolciscono però una visione già leggera e tutt’altro che spiacevole. Tra i quattro attori protagonisti, non certo dei fenomeni, c’è poi grande alchimia e ti sanno trascinare nella visione con discreti tempi da commedia romantica.
Insomma, un’oretta e mezza buttate, ma manco troppo.
Ulteriore pro, perlomeno per me, è l’effetto mind-fuck involontario generato dall’assenza di didascalie o chiarimenti quando il film passa da una realtà all’altra. Quindi ci sono sempre quei dieci-venti secondi di inebriante spaesamento da “nolanata” accidentale.