Alzi la mano chi ama o ricorda con nostalgia i compiti a casa, che colonizzavano pomeriggi e weekend. Quasi nessuno credo. Thomas Bangalter e Guy-Manuel de Homem-Christo, in arte Daft Punk, sono riusciti a rendere quella parola (“Homework”, in inglese ma fa lo stesso) piacevole e anche solo per questo andrebbero ringraziati. A fine anni novanta Thomas e Guy-Manuel erano reduci dal liceo, da una serie di gruppi che la critica aveva snobbato o stroncato di brutto e dal successo inaspettato di “Da Funk”. “Homework” è stata la loro vendetta. Un album che album non doveva essere, nato da un pugno di canzoni che i Daft Punk avrebbero preferito pubblicare come singoli. Settantatre minuti di musica che per tanti sono stati la perfetta introduzione alla techno, alla house, all’elettronica in salsa pop, al French touch, al sudore e all’energia dei dancefloor migliori.

Pensare che tutto è cominciato, come spesso capita, nelle camere da letto di due ragazzini francesi tra pile di dischi e una boombox gigantesca che poi è servita per far ascoltare i demo di “Homework” ai vertici della Virgin che aveva scippato i Daft Punk all’etichetta scozzese Soma. La filosofia di Thomas Bangalter e Guy-Manuel de Homem-Christo era less is more. Pochi campionamenti ma quelli giusti, ritmo e funk nel sangue. Ascoltare “Homework” mentre si facevano i compiti, quelli veri, non era consigliabile. Si finiva per alzarsi dalla sedia con la voglia di essere a qualche party sfrenato e molesto che durava tutta la notte. I Daft Punk sono stati tra i primi (insieme ai Chemical Brothers e Fatboy Slim) ad aver capito che i video, quelli che passavano su MTV quando ancora succedeva, potevano essere la loro marcia in più. Chi non ricorda quello di “Around The World” girato da Michel Gondry tra scheletri, robot astronauti, synchronette, mummie e con una coreografia che non veniva mai bene provata allo specchio? Il sodalizio con Spike Jonze, ideatore del cagnolone Charles di “Da Funk” e “Fresh”, quello con Seb Janiak dietro la macchina da presa di quella festa incendiaria che si muoveva all’unisono con “Burnin”. E Roman Coppola che si è occupato di “Revolution 909”?

“Teachers” col suo elenco di nomi e influenze lungo un braccio e “Rock’n Roll” insegnavano più musica alle orecchie giovani e inesperte di una lezione di solfeggio. “Rollin & Scratchin” ha spinto chissà  quanti ragazzini a lasciar perdere la chitarra. Electronic Music is cool kids. In qualunque formato raggiungesse le orecchie “Homework” suonava nuovo, diverso, fresco. Vivo. Faceva capire che qualcosa si stava muovendo, al di là  delle Alpi. I vent’anni che compie, perchè tanti ne sono passati dal 20 gennaio del 1997, li celebra in grande stile. Su una decappottabile rossa, chiavi in mano in rotta verso l’ “Indo Silver Club” che forse esiste sul serio e sta a Parigi forse no ma non è poi così importante. Oggi, 20 gennaio 2017, è il giorno perfetto per festeggiare due decenni di Daft Punk visto che è venerdì. E comincia il weekend.

Daft Punk ““ Homework
Data di pubblicazione: 20 gennaio 1997
Tracce: 16
Lunghezza: 73:31
Etichetta: Virgin
Produttori: Thomas Bangalter, Guy-Manuel de Homem-Christo

Tracklist:
1. Daftendirekt
2. WDPK 83.7 FM
3. Revolution 909
4. Da Funk
5. Phœnix
6. Fresh
7. Around the World
8. Rollin’ & Scratchin
9. Teachers
10. High Fidelity
11. Rock’n Roll
12. Oh Yeah
13. Burnin’
14. Indo Silver Club
15. Alive
16. Funk Ad