Mario Pigozzo Favero ha guidato per molto tempo i Valentina Dorme, band trevigiana capace di farsi notare negli anni novanta con “Nuotare a delfino” e “Gli Squali” per poi proseguire la parabola musicale anche nel nuovo millennio grazie a “Capelli Rame”, “Il Coraggio Dei Piuma” e “La Estinzione Naturale Di Tutte Le Cose”, dando lustro a quel rock d’autore che dopo aver lungamente brillato è rimasto patrimonio dei più tenaci, di chi non cercava solo la luce dei riflettori. Sempre molto attento ai testi e al fraseggio, Favero si conferma scrittore e musicista di classe anche nel suo primo disco solista.
Diversi i ritmi, diversa la cadenza fin dalla virgola che punteggia il titolo “Mi Commuovo, Se Vuoi”. Il passato viene omaggiato con un cenno del capo e la rielaborazione ritmata di “Un Tale Singhiozza” che abbelliva i “Giorni spesi a guardare le siepi”, per il resto le chitarre aggressive lasciano il posto ad arrangiamenti variegati curati dal produttore Martino Cuman (Non Voglio Che Clara). Un album da ascoltare con attenzione, da seguire e scoprire in tutto il suo percorso fatto di strade ruvide e poco battute.
La batteria elettronica di Marta Cannuscio de La Rappresentante di Lista s’insinua in “Pornostar” ed è un inizio sui generis, volutamente lontano dal politicamente corretto con un finale aperto che molto lascia all’immaginazione. Taglienti, spiazzanti sono tutti questi tredici brani con i fiati di Fabio De Min (Non Voglio Che Clara) e la batteria di Diego Dal Bon (Jennifer Gentle) le chitarre di Marcello Batelli e Guido Berton, la tromba jazz di Francesco Ivone e il pianoforte di Edoardo Piccolo che danno un lodevole contributo mentre il mastering è opera di Giulio Ragno Favero incontrato ai tempi de “La carne” nel 2009.
L’umanità indagata da Mario Pigozzo Favero non è mai stata frivola o scontata, non lo erano ieri i “Piloti Part – Time”, “Un Tuffatore”, “Vanessa” non lo sono oggi il prete di “Le Preghiere Della Sera”, le donne di “Latakia”, “Franchino ’57” o gli “Avvoltoi” e gli operai, le seconde file, le annichilite, gli immigrati, le mille anime che popolano “Ai Defilati”. Sfumature, storie, immagini, poesie, riflessioni pungenti come quelle di “L’Inferno Siamo Noi” o “E La Nave Va” che restano anche dopo aver salutato “L’Orco Di Sigurtà ” dove più che altrove si sente il cuore del cantautore che batteva da sempre sotto il vestito del rock.
Favero se ne spoglia senza rimpianti. Si regala un chissà , cerca nuove possibilità , lascia spazio all’istinto facendosi portare dal vento verso altri lidi con il passo lungo di “El Sbrego” che riscopre le radici recuperando la lingua di famiglia. “Mi Commuovo, Se Vuoi” è un disco amaro, malinconico, di grande lucidità , che prova a svegliare le coscienze intorpidite da un lungo inverno. Nessun lieto fine, zero smancerie e “Il Metro Del Sarto” è la misura delle nostre paure.
Credit foto: Gianluca De Santi