Instancabile Tim Arnold. L’artista londinese non si ferma un attimo e dopo aver pubblicato il disco “Maybe Magic” solo il mese scorso, eccolo qui a sfornare 4 brani racchiusi in un nuovissimo EP. Tanta prolificità andrà a discapito della qualità ? Pare proprio di no, anche perchè Tim sembra sempre di più indossare vestiti e maschere musicali nuove. Il disco di gennaio era principalmente basato sul suono della chitarra: Tim si è letteralmente messo in gioco costruendo canzoni incentrate sul fingerpicking. Questo stile non è mai stato, propriamente, nelle corde del nostro, che si è davvero messo a “studiare”, realizzando alla fine 9 brani ricchi di fascino e suggestioni minimali. Siamo abituati a conoscere un Tim Arnold ricco negli arrangiamenti, mentre questa volta la missione è stata quella di di asciugare il suono, rendendolo caldo e coinvolgente grazie a linee melodiche impeccabili, amplificate dal semplice connubio di chitarra e voce, riducendo al minimo anche la ritmica.
Ci aspettavamo un po’ di pausa, tenendo ben a mente che fermo ai box c’è ancora il progetto (film e musica) “Super Connected”, è invece ecco che la creatività inesauribile di Tim trova sfogo in questo uscita sulla breve distanza.
Ritorna il Tim a tutto tondo, spumeggiante e ricco d’inventiva. Si parte subito forte: accompagnato da una band che viaggia alla grande, esalta la verve “alla Bowie“ della title track “Spirit Shaker” che diventa quasi materia da musical, visto quanto è coinvolgente e colorata, capace di spingerci a muoverci e ballare. “Girl In The Magician’s Box” ha un andamento imprevedibilmente soul/rocksteady, dove ti aspetteresti i fiati classici ecco invece arrivare un flauto. “What Is” è un divertimento di 1 minuto e mezzo interamente a cappella, deliziosa nel suo gioco vocale di canto e contro canto con le voci che danno il ritmo. “Everyone You Meet” è gentile e briosa nel suo intreccio delicato tra piano e chitarra classica, attenzione però al piacevolissimo arrangiamento d’archi (che ci ricorda addirittura quello di “Whatever” degli Oasis), che spesso nelle mani di Tim Arnold diventa materia di gran pregio, pur in un contesto così pop.