In un paese moribondo, nel quale la peggiore classe politica del mondo Occidentale, con la complicità dei grandi media, ha sfruttato la crisi pandemica globale per tenersi aggrappata, con le unghie, al proprio arrogante e sfacciato potere e limitare, il più possibile, l’autonomia e la libertà dei propri cittadini, colpevolizzando e zittendo qualsiasi critica e qualsiasi dissenso, puntuali, come ogni anno, sono giunte le cinque assuefacenti e narcotizzanti giornate del festival di Sanremo.
Una massa abnorme di luoghi comuni, di stereotipi, di clichè e di banalità che è, in fondo, la più fedele rappresentazione della nostra nazione. Una nazione che, con Mattarella, Draghi ed Amato, ha, in pratica, mummificato ogni più vivida e spontanea istanza di rinnovamento, mentre tutta una serie di spettacoli insipidi e presuntuosi assumono il ruolo dei pusher ai quali il grande pubblico nazional-televisivo può rivolgersi per ottenere la sua malsana e nauseante dose di trash quotidiano.
Ed è così che, tra vecchi e nuovi peones, accomunati dal fatto di essere musicalmente superati da almeno una cinquantina d’anni, questa farsa mediatica continua a nutrirsi, come una sanguisuga, del canone degli sciagurati italiani, ottenuto, in maniera subdola, attraverso il pagamento delle bollette dell’energia elettrica. Ma chissà perchè Euterpe e le altre Muse hanno fatto sì che pochi coraggiosi sfidassero le acque torbide di questo pseudo-festival per proporre brani che, puntualmente, risultano del tutto estranei e blasfemi rispetto quella che è l’ortodossia di matrice sovietica-sanremese.
Un nome su tutti: Giovanni Truppi, ne ammiriamo il coraggio, ma, sinceramente, quel palco non ha assolutamente nulla a che vedere con la sua sensibilità umana ed artistica e con la sua poetica, nè può rappresentare un valido traguardo o un ipotetico punto di partenza per quelle che sono le sue narrazioni musicali, per i suoi racconti contemporanei, per quel mondo fatto di riflessioni intime, di auto-critica e di cruda onestà . Un universo sonoro che fotografa quella che è la quotidianità , la sua e la nostra quotidianità . Una vita che può apparire ordinaria, ma che è vera e concreta, tanto nelle sue gioie, quanto nei suoi dolori, lontana anni luce dai talent o dai reality show, dai teatrini e dalle pagliacciate della politica, dalle fasulle ricostruzioni festivaliere e da tutta quella merda che viene, puntualmente, nascosta sotto il tappeto dei nostri comodi salotti.
“Tutto l’Universo” è un viaggio nel mondo di Giovanni, nelle sue parole che assumono consistenza sonora e si scontrano con quelle che sono le nostre esistenze imperfette, cercando di donarci un sorriso o una speranza, un appiglio cui aggrapparci e non esser travolti dalla rabbia, dalla disperazione e dalla follia. Queste quindici canzoni, tra le quali brilla la preziosa collaborazione con Brunori Sas, affrontano, con ironia e leggerezza, il nostro equivoco presente fatto di sesso e passione, di incontri ed addii, di impegno e politica, di Dio ed umanità , di dubbi e domande che continuano, fortunatamente, a ruotare, imperterrite, nelle nostre teste, permettendoci di fantasticare, creare, crescere e cercare.
Credit Foto: Mattia Zoppellaro