Ancora incapace di un lavoro che possa davvero colpire il pubblico, una giovane e brava fotografa vede sfuggirsi di mano le opportunità sui cui aveva puntato tutto e, incapace anche di continuare a pagare l’affitto al centro di Barcellona, è costretta a ritornare al suo “barrio”. Qui, tra palazzoni popolari che si stagliano sul cielo azzurro del mediterraneo, ritroverà le sue amiche di un tempo, ma anche tutti i motivi per cui era andata via in cerca di un’emancipazione ostentata e necessaria.
E’ chiaro sin dai primissimi mituti del film dove questo voglia andare a parare: è proprio nel “barrio” che Marta ritroverà se stessa e scoprirà l’urgenza espressiva che le mancava.
Purtroppo il film non è prevedibile soltanto nel suo intento finale, ma anche in quasi ogni suo frangente. Con il risultato che si scopre che ruolo avranno i vari personaggi appena li si incontra e, allo stesso modo, a cosa porteranno le varie situazioni man mano che si avvicendano.
Rimangono una bella fotografia, delle protagoniste simpatiche e sboccate, la spontaneità tipica delle opere indipendenti e squattrinate e un calore che talvolta sopraffà la previdibilità e ti permette di arrivare in fondo anche con discreto piacere.