La scelta di aprire il suo nuovo lavoro da solista con “Invincible” non risulta affatto casuale ma sta a significare, a parer mio, l’assoluta centralità del progetto “Vedder” lontano dal headquarter Pearl Jam. Il buon caro Eddie vuole comunicarci sin dall’inizio, con i potenti virtuosismi vocali contenuti nel miglior brano del disco, come siamo al cospetto di un artista monstre. E’ un dato di fatto.
Arrivato a ben quattordici anni anni di distanza dalla meravigliosa OST di “Into the wild” e undici dal minimale “Ukulele Songs” , questo “Earthling” rappresenta di fatto il primo “vero” album solista e ci mostra un Vedder oramai maturo, idilliaco, ma non assolutamente stanco, anzi. L’album si lascia ascoltare dall’inizio alla fine senza alcuna indecisione, se non forse per il terzo singolo “Brother the cloud”, un brano dal testo tanto profondo ma che non convince, almeno al sottoscritto, nella parte musicale.
Per fortuna è solo un episodio, perchè il resto del full-length diventa sempre più intenso ascolto dopo ascolto soprattutto nelle sessioni delle ballate di pura matrice vedderiana come il primo singolo “Long Way”, che solca la classica ambientazione alla Tom Petty (guarda caso l’hammond è suonato da Benmont Tench degli Heartbreakers) con la figlia Harper Vedder che compare nei cori oppure nella bellissima “The Haves”, dove Eddie si cimenta alle pelli, e come pure nel delizioso country-pop di “Fallout Today”.
Registrato tra i Gold Tooth Music Studio di Beverly Hills e i Jump Site Studios di Seattle, l’album vede alla regia il produttore Andrew Watt – già al lavoro, tra gli altri, con Justin Bieber, Miley Cyrus, Ozzy Osbourne, Post Malone, Selena Gomez – il quale probabilmente ha contribuito a disorientare l’ascolto con una raccolta di brani differenti, a volte pop oriented come ad esempio “The dark”, che ad ogni modo non guasta nella tracklist.
Il pattern nel quale si snoda “Earthling” è comunque di stampo rock e non può essere altrimenti. La spinta dei brani è vigorosa a partire dalla “cattiva” “Power Of Right” per dirigersi poi nella sequenza finale del disco rappresentata dal grunge di “Good And Evil”, dalla nevrotica “Rose Of Jericho” e dalla strampalata “Try”, che vede il grande Steve Wonder divertirsi all’armonica e l’altra figlia di Vedder, Olivia, ai cori.
La voce di Vedder, nemmeno a dirlo, attrae costantemente e impregna ogni brano di spiccato magnetismo e, soprattutto negli episodi più intimisti, possiede un deciso effetto purificatorio, così come il songwriting, mai banale.
Non compaiono solo i citati Steve Wonder e Benmont Tench tra la line up del disco, ma è presente anche una nutrita schiera di altri “pezzi da novanta” come Chad Smith, batterista dei Red Hot Chili Peppers, il tastierista e chitarrista Josh Klinghoffer (anch’egli nei RHCP fino al 2019), ma anche Ringo Starr alla batteria in “Mrs Mills” e Sir. Elton John duettare con Eddie in “Picture”.
“Earthling” è una prova assolutamente convincente capace di intrattenere, emozionare e coinvolgere con un sound fresco e spesso di buona riuscita. Eddie Vedder è decisamente in forma, si diverte e trasmette fiducia, quella mai sopita e che ritroveremo di sicuro nelle prossime prove del vate di Chicago.