Vorrei raccontarvi una storia.

à‰ un pomeriggio come tanti, nella campagna veneta. Un ragazzino dalle movenze un po’ goffe, forse una dozzina d’anni sulle spalle, si aggira per casa nella noia di un finire d’estate che sembra avere già  tutti i connotati dell’autunno. Il sole è già  un ricordo, cosà­ come il calore estivo dell’aria e dell’animo. Cerca qualcosa da ascoltare, lui che alla musica non fa poi caso più di tanto. Anzi, a dirla tutta, non gliene importa poi granchè. Pesca un paio di CD dalla collezione di casa, roba che solo a vedere le copertine c’è da impallidire. Poi un altro rapido sguardo, passando in rassegna un album dei Pink Floyd, un’antologia di Franco Battiato, il volto di Aretha Franklin. E poi c’è questa band ““ U2 ““ quattro ragazzi dallo sguardo strano e velatamente country. “The Joshua Tree”, il titolo, è scritto a caratteri dorati e ricorda mondi lontani.

Meglio premere play allora, seppur con fare distratto, mentre un intro di organi ed effetti eterei si fa strada pian piano. Sembra durare un’eternità , quella sinfonia che ““ seppur piacevole ““ somiglia tanto all’aria di una chiesa. Poi la sorpresa, uno scatto improvviso: chitarre in delay si fanno strada, in un tutt’uno con un ritmo ossessivo tra il basso e le percussioni. Brividi, e la luce che si spegne, in un improvviso blackout, mentre la voce del cantante di quella band a lui sconosciuta, si prende la scena, raccontando di posti lontani, luoghi dove le strade non hanno un nome.

Lo so, lo avete capito. Quel goffo ragazzino, un po’ fancazzista e incurante di cosa potesse voler dire ascoltare un disco come Cristo comanda, ero io. Forse lo sono ancora (un po’ ragazzino), perchè “Where The Streets Have No Name” sta suonando anche in questo momento, mentre scrivo queste poche righe, e i brividi, la morsa allo stomaco, le endorfine, sono ancora là­. Come in quel pomeriggio di un po’ d’anni fa.

“The Joshua Tree” entra ufficialmente e pienamente nell’età  della maturità , festeggiando oggi 35 anni dalla data del suo rilascio ufficiale, 9 Marzo 1987, in quello che fu il punto di arrivo di una prima fase di carriera esplosiva per Bono, The Edge, Larry Mullen Jr e Adam Clayton. Ho già  annoiato a sufficienza i lettori di questa rubrica, spiegando quanto questi quattro ragazzi di Dublino rappresentano per me. Il loro album più celebre ““ eretto a colonna portante del rock ““ è però ciò che considero, da un punto di vista personale, una sorta di iniziazione, di atto primo. Fu la scintilla che in quel pomeriggio di fine estate, accese il fuoco di un fatale innamoramento per la musica e le sue molteplici sfaccettature. Un ardore mai sopito, una passione dalla quale mai sono riuscito a rinsavire. E grazie al cielo, aggiungo ora.

Il quinto album in studio degli U2 nasce a metà  degli anni ’80, dalla necessità  di canalizzare in un’unica direzione il fuoco che la band ha dentro al cuore, dopo gli esordi e la successiva consacrazione ottenuta con “The Unforgettable Fire”. L’America è quella terra promessa che regala l’ambientazione ideale per il nuovo LP, originariamente previsto con il titolo di “Desert Songs” o “The Two Americas”. La deviazione verso “The Joshua Tree”  è quasi last minute e deriva dall’innamoramento repentino vissuto dalla band in compagnia di Anton Corbijn, in una giornata di Dicembre 1986, a spasso per il deserto del Mojave, nella Death Valley. Proprio in quell’occasione, infatti, Bono e soci rimangono affascinati da un albero, per altro una semplice Yucca brevifolia, denominato Joshua Tree.

Trattasi soltanto di uno dei mille aneddoti che si annidano tra le maglie di questo album. La storia di “The Joshua Tree”, infatti è ricca di particolari e di vicende, impossibili da ripercorrere per intero in questo spazio. Ci sono pezzi, però, che hanno una valenza particolare almeno per quanto mi riguarda, e non si tratta del trittico d’apertura divenuto un marchio di fabbrica per il suono della band. Mi riferisco piuttosto alle note desolate di “Running To Stand Still”, ad esempio ““ un brano sulle vite spezzate degli eroinomani delle Seven Towers di Dublino. Oppure, alla protesta politica di “Bullet The Blue Sky” (uno dei capolavori assoluti firmati U2) e di “Mothers Of The Disappeared”, quest’ultima uno struggente omaggio alle madri di Plaza del Mayo e alla memoria dei desaparecidos argentini.

Non ci sono pause, ne momenti morti. Anzi, Bono, The Edge e gli altri picchiano forte sull’acceleratore, descrivendo parabole inattese come in “One Tree Hill”, una splendida semi-ballata dedicata all’amico Greg Caroll, roadie della band scomparso da poco in un incedente a Dublino. E poi, non da meno è l’eredità  di una sfilza di B-Side che ancora oggi mi chiedo come possano essere rimaste fuori dalla scaletta finale. “Walk To The Water”, “Spanish Eyes”, ma anche e soprattutto “Silver And Gold”: provare per credere.

“The Joshua Tree” è semplicemente leggenda. à‰ un disco planato sul mio cuore in un pomeriggio di fine estate, con pezzi immortali ed eterni, che non mi sorprende siano oggi colonna sonora della vita di milioni ““ se non miliardi di persone. Gli U2 fanno respirare note di magia, dall’intro di “Where The Streets Have No Name”, alla folle dolcezza di “With Or Without You”; dalla rabbia di “Bullet The Blue Sky”, alla speranza di “I Still Haven’t Found What I’m Looking For”.

Dietro le quinte c’è l’oscurità  di un’America reganiana travagliata e orgogliosa, ma anche la presa di coscienza – tutta interiore – di una maturità  da raggiungere dopo i furori adolescenziali. à‰ un disco che, se fosse un romanzo, oserei definire “di formazione”; uno di quei passaggi che segnano una tappa fondamentale dell’esistenza umana.  “The Joshua Tree” è, per chi scrive, un pezzo di storia imprescindibile, oltre che il primo vero amore musicale. E un amore del genere, davvero non si può scordare.

U2 ““ “The Joshua Tree”
Data di pubblicazione:
 9 Marzo  1987
Tracce:  11
Durata: 50  minuti
Etichetta:  Island Records
Produttori:  Brian Eno, Daniel Lanois

Tracklist:
1.  Where The Streets Have No Name
2. I Still Haven’t Found What I’m Looking For
3. With Or Without You
4. Bullet The Blue Sky
5. Running To Stand Still
6. Red Hill Mining Town
7. In God’s Country
8. Trip Through Your Wires
9. One Tree Hill
10. Exit
11. Mothers Of The Disappeared