Dopo una discreta attesa mondiale è finalmente uscito al cinema “The Batman”.
A conti fatti l’undicesimo o dodicesimo lungometraggio sull’uomo pipistrello (inserendo anche i vari cross over con Superman ed il primo in assoluto di fine anni sessanta con il mitologico Adam West). Con quella di Pattinson siamo alla settima interpretazione differente, sancendo così il sorpasso su un altrettanto personaggio iconico come 007 che per il momento è fermo a sei. Un numero talmente cospicuo di versioni cinematografiche, da spingere lo spettatore ad una particolare metodica per una visione scevra da condizionamenti dell’opera di Reeves (almeno nel nostro caso): lasciar fuori dalla stanza dell’apprendimento tutte le conoscenze pregresse su Batman, qualsiasi cosa possa interferire o, nel peggiore dei casi inquinare, la comprensione dell’universo costruito da Reeves. Passate le tre ore di ricca conoscenza, lo spettatore potrà di nuovo riaprire la stanza dei ricordi e tracciare tutti i paralleli cinematografici che vorrà . Ma solo dopo.
Il regista ridisegna a suo modo l’intero universo, una Gotham City sull’orlo del baratro dove incessanti battono le piogge ed il crimine. Sotto un cielo plumbeo, quasi sempre notturno, si muove un Batman che agisce per vendetta e non per giustizia. Un vero e proprio detective che non ha paura di apparire tra la gente comune, tra i poliziotti sulla scena del crimine ed interagire con loro. Siamo di fronte ad una nuova visione nella quale il cavaliere oscuro non è più sfuggente ma presente, attivo nella ricerca degli indizi con Gordon (un Jeffrey Wright che lavora benissimo in sottrazione), umano nelle cadute rovinose e non perfette dopo un lancio con uno dei pochi gadget che appaiono nel film (ricordiamo che Batman è tale solo da due anni).
Sulla città imperversano criminali di tutti i tipi, dal Pinguino (un irriconoscibile Collin Farrell strepitoso e spiritoso) al Carmine Falcone di Turturro, ma la vera star è l’Enigmista di Paul Dano. Un serial killer dalla maschera ed una voce così inquietanti da rinverdire i fasti del thriller anni novanta. Respiro ansimante, nastro adesivo, video esecuzioni, enigmi paurosi, l’enigmista appare e scompare nella penombra a differenza del presenzialismo del suo antagonista. La mente corre a “Seven”, alle ambientazioni del “Corvo” ed anche ad un piccolissimo film che gli scarponi di Batman, calpestanti le ricolme pozze d’acqua, ci ha riportato alla memoria, “Detective Stone”.
In questo ritorno agli anni novanta giocano un ruolo decisivo le musiche di Michael Giacchino, agganciate in maniera geniale all'”Ave Maria” di Schubert ed accompagnate dai Nirvana in un delirio grunge crescente. La Catwoman di Zoe Kravitz (un po’ sotto la Pfeiffer e un po’ sopra la Hathaway nell’interpretazione), rappresenta un’ottima spalla per il solitario vendicatore.
Riponendo dunque la metodica di cui sopra e riaprendo di conseguenza lo scrigno dei ricordi, possiamo asserire di trovarci di fronte ad una versione completamente nuova di Batman. Non vi è la finzione fumettistica di Burton, non vi è il realismo attualizzato di Nolan, siamo invece in presenza di un thriller realistico (sulla scia del film Joker di Todd Phillips).
Ci ha stupito.
Starà al regista, continuare a farlo.