Siamo solo a marzo e già metto un tassello per i futuri dischi dell’anno? Possibile? I Tin Woodman, progetto musicale bresciano formato da Simone Ferrari (Simon Diamond) e Davide Chiari (Dave The Wave), fanno un ulteriore balzo in avanti rispetto al già pregevole “Azkadellia” e sublimano 50 anni di musica e influenze nel travolgente “Songs For Eternal Lovers“. Impossibile non farsi travolgere da tanta abbondanza, scandita in 12 canzoni che non hanno punti deboli. Alla base di tutto c’è l’amore in tutte le sue sfaccettature e il duo, supervisionato dal robot Tin Woodman, crea una vera e propria opera da dedicare a tutti gli “eterni amanti”. Con la mano sul cuore rispondono alle nostre domande”…
(L’intervista, nella sua forma originale, è sul numero 498 (febbraio 2022) di Rockerilla)
Ciao ragazzi, la prima domanda va ovviamente ai nostri tempi cupi. Che gli esseri umani abbiano vissuto il periodo Covid in modo difficile è un dato di fatto, ma Tin Woodman, in quanto robot, come ha gestito la situazione?
Dave The Wave: Tin Woodman ha trascorso il proprio lockdown a riposare nella nostra sala prove. Data la sua natura analogica, però, non ha perso tempo a fornirci la sua parte non indifferente di ispirazione per quello che sarebbe diventato il nostro prossimo album. Per “Azkadellia”, il precedente LP, le difficoltà che abbiamo incontrato erano personali, mentre qui – impossibilitati a poter vedere e toccare il nostro robot preferito – ci siamo sentiti più accomunati ai problemi della società e ai suoi influssi. Io e Simon ci siamo immersi nel viaggio di un’umanità che giunge da un secolo pieno di avvenimenti rilevanti e, grazie all’ispirazione dataci dall’amico di latta, ci siamo trovati tra le mani storie poi divenute idee musicali e infine canzoni. Che il registratore a nastro nel corpo di Tin sia acceso o spento non è importante, lo è invece capire che un’idea possa salvarti dalla solitudine e permetterti di ritrarre una società , le sue peculiarità e la sua storia in maniera assolutamente originale e profondamente artistica.
Il titolo del disco è già una dichiarazione d’intenti. L’amore come punto focale del disco. Sorgono però delle domande: ma l’amore eterno esiste? E soprattutto si è ancora credibili parlando d’amore, perchè spesso guardandoci intorno sarebbe più facile parlare d’odio, visto quanta negatività ci circonda…
Simon Diamond: Nei tempi bui, quando è l’odio a far da padrone, c’è solo un’arma con la quale combattere: l’Amore. L’amore eterno non esiste, non dura. è eterno il crederci, il desiderarlo e, se si pazienta un po’ ci si può arrivare, non cade dal cielo, lo si crea. “And in the end the love you take, is equal to the love you make” (The End, The Beatles): come al solito, dopo 53 anni, ci stanno ancora insegnando come si fa.
Entriamo nell’album: eclettico, scintillante, rigoglioso. Ma come fate a non perdere il filo in mezzo a tante idee e tanta esuberanza musicale? Vi è mai passata per la mente la frase: “forse c’è fin troppo sul piatto“?
D: Assolutamente no. Io e Simon abbiamo affrontato la speleologia artistica sin dai primi giorni del progetto, fino ad affinare le particolarità del character del nostro robot. L’esuberanza è in fondo una forma di attenzione molto acuta che nel nostro caso cerchiamo in ogni composizione, non la vediamo con accezione negativa. Il piatto per noi deve essere arricchito da tutto quello che necessita ogni singolo pezzo; ci piacciono i dettagli insomma, non vogliamo smettere di generare un percorso interstellare per ogni canzone che esce dal nostro cervello e diventa reale.
Sicuramente il suono ha preso una piega diversa rispetto all’esordio: c’è stata una precisa volontà di spostare il tiro o tutto è arrivato naturalmente?
S: Direi che saremmo imprecisi nel definire il cambio direzionale di suono totalmente naturale. Abbiamo scelto di sperimentare, volevamo metterci alla prova, come musicisti, come compositori, come band. Volevamo mettere in discussione noi stessi come essere umani attraverso la musica ed è qui che la cosa poi è diventata naturale, perchè un’energia irrefrenabile ci ha travolto e speriamo travolga chiunque ascolti “Songs For Eternal Lovers”.
Voi però mi dovete spiegare come fate ad amare così l’azzardo. In un’epoca in cui l’ascolto veloce e magari non curato (cuffiette o casse del PC) la fanno da padrone, voi piazzate un lavoro che merita ascolti in abbondanza per cogliere tutte le mille sfumature che emergono e soprattutto apparecchi che valorizzino il suono, così ricco e magnificamente prodotto e lavorato. Un bel rischio insomma, calcolato però…
D: Il rischio di cui si parla (come ogni altro) non è mai del tutto calcolato. Per fortuna siamo sempre guidati da un amore incondizionato per l’arte, sia quella che generiamo sia quella che assimiliamo dal mondo. Siamo molto felici quando Tin Woodman, per il quale la ricerca artistica e sonora non è mai finita, colpisce le emozioni delle persone. Per noi significa riuscire nella comunicazione delle nostre idee e nell’ideazione del modo in cui il nostro robot potrebbe vedere le cose. La qualità del nastro e dei microfoni, la scelta di arrangiamento, la rifinitura e la successiva strutturazione del nostro show sono mezzi che ci permettono di esprimerci, ma se possiamo legare questa risposta al titolo dell’album: quale modo migliore se non fondare un progetto sull’amore puro e incondizionato verso le nostre idee, la nostra arte, e verso la propagazione di esse?
Negli anni “’80 c’era il Club Tropicana degli Wham. Possiamo dire che il vostro “Tropicalia Woodie Resort” è un posto in cui divertirsi e sentirsi liberi proprio come nel club di George e Andrew?
S: Assolutamente sì! Anche se l’idea iniziale (ma forse era la stessa degli Wham) era un riferimento al Pike Resort di Ibiza, dove artisti, musicisti, ballerini e attori potevano vivere momenti liberi dal giudizio, senza discriminazioni di etnia, genere, provenienza, orientamento sessuale. Abbiamo immaginato un posto nuovo, l’abbiamo immaginato più in grande, che potesse includere tutti. Liberi di non essere una categoria o un’immagine di profilo, dove vivere la propria vita senza essere “portfolio” di sè stessi.
“Lovers” a mio avviso è uno dei punti cardine del disco. Sia nel suono, con quella chitarra acida e Beck (maestro anche lui di contaminazioni) che dà la benedizione al tutto, sia nel video, in cui il concetto di amore, unione, solidarietà corale è espresso benissimo. Che ne pensate?
D: “Lovers” è dedicata a chi ama l’arte come noi. Sicuramente è uno dei punti più importanti dell’album. In esso c’è la celebrazione massima della tematica di cui “Songs For Eternal Lovers” è costituito, ma la forma di un album è ancora un importante concetto di strutturazione per cui ogni mattone fa parte di un disegno più vasto e complesso. Per noi “Lovers” è un importantissimo elemento anche se ogni traccia contiene, alla propria maniera, pezzi di cuore di svariate dimensioni.
Adoro come in mezzo a tanto scintillio i Tin Woodman sappiano anche apprezzare un lato notturno. Un brano come “Roverbot” ce lo dimostra. Ma d’altra parte amore non è solo luci, è anche ombre o magari voglia d’introspezione e tempo per sè stessi, no?
D: Sia noi che Tin Woodman non possiamo più definirci “ragazzi” e quando si è ragazzi si tende a
riempire il tempo di parole e persone. Nel caso di “Roverbot” ci sono gli attimi travagliati delle persone adulte, i momenti di solitudine che cerchiamo o che ci trovano quando siamo impreparati. Questa canzone, come altri momenti dell’album, umanizza l’androide rendendolo (come noi stessi siamo) vulnerabile. Chi poteva spiegarlo meglio di un essere che, seppur progettato per essere impeccabile, scopre il suo lato umano e fragile?
Confessatemelo…”U Know U Want It” ve l’ha consegnata Christopher Cross. è una canzone che, giuro, mi sembra uscire dalla sua magnifica penna…
S: Eh! Magari! Mi vuoi dire che merita almeno uno dei Grammy che ha vinto lui? In realtà “U Know U Want It” è il brano dove lo sposalizio artistico tra me e Dave si sente maggiormente. è partito tutto da una sua idea, poi ho messo una prima parte di testo, successivamente completato insieme. L’assolo è stato composto a quattro mani. Ci sono il pop vero degli anni 80, con i cori Sixties, e sonorità che abbiamo tatuate nel cervello. Ed è stato il primo brano composto per questo disco!
Che bella la coda musicale di “Deezworld”. Il pezzo sembra avviarsi alla conclusione e invece ecco che riparte, per lasciarci poi ancora in sospeso. Una passeggiata sulle nuvole, che ne dite?
S: “Deezworld” non finisce mai perchè “you are not alone in this world“. Non potevamo permettere che chiunque ascolti questo brano si senta abbandonato. “Una passeggiata sulle nuvole”, solo se ci sono i Tin Woodman a tenerti per mano! Oppure una coperta calda e un tè quando fuori piove per dirti che lo sappiamo perfettamente che il mondo è una merda, ma siamo gli unici a poterlo cambiare ed è solo sostenendoci a vicenda che possiamo farlo.
Ma i Beastie Boys in veste glam di “April O’Neil” come vi sono venuti in mente?
D: Io amo i ritmi shuffle dei 70s e degli 80s, Simon ama le Tartarughe Ninja e, come me, Beastie Boys, Run DMC, Cypress Hill, etc. Tin Woodman ama la pizza”…come poteva non uscirci “April O’Neil”?!
C’è qualcosa nel disco che vi piace particolarmente?
D: Adoro il finale nel brano “You”. Tanto quanto “Tropicalia Woodie Resort” è inno al movimento, “You” mi sembra un magnifico invito a rilassarsi, come a dire che siamo arrivati alla fine del viaggio ed è tempo di farsi cullare in questa dolcissima popedelia. Sbaglio?
Se posso citare il brano che più amo nel disco non posso che nominare “Starship”: gli anni ’70 che vanno in orbita. Psichedelia per amanti nello spazio. Può andare come definizione?
D: Assolutamente, anche se la definizione più accurata è questa, brano per amanti del viaggio cerebrale verso mete indefinite, dedicato a chi si gode il panorama e mette in condivisione il posto al proprio fianco.
Grazie ancora per la vostra disponibilità . Siamo ancora all’inizio di questo 2022…mi lasciate sul piatto pensieri, speranze e, se ce ne sono, certezze?
S: Speranze? Naaah, non si può vivere sperando, anche se effettivamente speriamo vada notevolmente meglio degli ultimi due anni trascorsi! Certezze poche, a parte Tin Woodman, il nostro nuovo disco e il desiderio di farlo ascoltare a chiunque e ovunque, di suonare su più palchi possibile e di portarlo oltre confine. è il momento, è ora! Dobbiamo! Non è speranza, non è certezza. Sogno? Qualcosa in più. Pensieri? Molti. Stiamo già lavorando sulle prime nuove idee per futuri dischi, brani, produzioni ma l’oggi è “Songs For Eternal Lovers”!