Luca LPN Borgia ha avuto una buona carriera in diversi gruppi metalcore torinesi prima di cambiare strada e direzione dedicandosi ai toni più sfumati della chitarra solista, vera protagonista di “Avvolgistanti” uscito a fine febbraio e disponibile al momento solo su CD. Nove brani che seguono l’esordio “Hyperion” e vedono Borgia destreggiarsi abilmente tra tecniche e atmosfere diverse, unendo fingerpicking e sintetizzatori in un percorso molto evocativo dove le uniche parole sono quelle che danno il titolo ad ogni pezzo.

Il ritmo riflessivo e raccolto della title track in apertura lascia tempo e spazio elle suggestioni blues e ai rapidi arpeggi de “Il Diavolo Ha Una Rosa Tra I Denti” che scivolano nella malinconia notturna di “L’alba che cura” e nelle melodie cristalline di “Lungo il fiume” in cui il sintetizzatore simula abilmente un quartetto d’archi per poi arrestarsi su una nota lasciata in sospeso. Torna poi il blues più classico che tesse trame tenui e incalzanti in “Argille azzurre”.

Ritmi che contagiano anche “Falò di ali a Limonda” mentre “Le tue sedie, i miei bicchieri” punta su uno scarno minimalismo, poche note ripetute su un tappeto di synth in armonie che si arricchiscono dopo il terzo minuto sconfinando in territori country ““ western.

Chiudono i giochi le distorsioni e i ritmi più complessi di “Vino rubino” che creano un clima di nostalgica attesa per il tocco finale, quello della “Fiaba del Granchio e del suo plenilunio” raccontata da sintetizzatori ed elettronica con momenti di pura grinta. Il percorso di Borgia è lodevole e ricorda quello di gruppi come gli statunitensi SUSS capaci come lui di creare un mondo sonoro partendo da pochi, validi elementi.