Attivi dal 2015 i Modern Studies pubblicano il loro quinto album, contando anche “Emergent Slow Arcs” realizzato con Tommy Perman, che conferma la loro crescita, che rende il loro sound sempre più elegante e allo stesso tempo capace di catturare l’attenzione dell’ascoltatore.
Una costante evoluzione che li porta a questo “We Are There” nel quale li troviamo particolarmente centrati e raffinati, un album che ti avvolge e si ascolta con un piacere crescente, che ti conquista con un’apparente semplicità che in realtà maschera una capacità compositiva notevole.
La band scozzese aveva attirato l’attenzione della critica fin dal loro esordio del 2016 “Swell to Great”, album osannato al quale hanno fatto seguito altri lavori altrettanto validi che li hanno fatto diventare una band da seguire con attenzione, con questo nuovo lavoro si confermano e si mostrano ancora più interessanti e capaci di ampliare la loro popolarità .
Le linee melodiche tracciate da Emily Scott vengono rielaborate e completate da una band validissima, ne fa parte anche Rob St. John scrittore e musicista sperimentale, che arricchisce il tutto con varia strumentazione capace di creare atmosfere uniche tra chamber pop, psych-folk e ambient.
Il primo aspetto da segnalare è la produzione scintillante che valorizza il cantato di Emily Scott e Rob St. John capace di combinarsi in maniera perfetta, personalmente ho un debole per le band dove il cantato non è lasciato solo al front man, ed esalta gli arrangiamenti arricchiti da archi che donano un tocco elegante e coinvolgente.
L’album si presta ad un piacevole ascolto dall’inizio alla fine, una volta messo sul piatto crea un’atmosfera particolare senza che sia il singolo brano a monopolizzare l’attenzione.
Questo non significa che manchino brani trainanti o potenziali hit, per esempio “Wild Ocean” è un pezzo pazzesco con chiari caratteristiche anche mainstream, uno dei loro migliori in assoluto, capace di insinuarsi anche melodicamente nei propri pensieri.
“Comfort Me” è un altra canzone immediata e melodicamente riuscita, gli accordi di pianoforte si muovono tra elettronica e violini che gradualmente trasformano tutto, cosi come ‘Light A Fire’, primo singolo estratto, la fantastica “Wild Ocean” cantata a due voci accompagnati da piano, chitarra, violoncello e contrabbasso in un brano emozionante con la voce stupenda di Emily Scott in evidenza, un susseguirsi di brani riuscitissimi come “Won’t Be Long” e ” Mothlight ” che danno al lavoro, insieme alle altre canzoni, una interessante uniformità qualitativa.
Verrebbe da scrivere che “We Are There” è un album sorprendente, se non fosse che i Modern Studies non sono più una sorpresa, posso solo dire che questo lavoro li consacra come cult band, stranamente non ancora abbastanza apprezzata o amata da tutti, un gruppo di musicisti completi che con eleganza e raffinatezza unica rilasciano un album da aggiungere al più presto alla propria collezione.
Credit Foto: Fire Records