Antonio Tortorello è bassista e cinefilo ma quando veste i panni del progetto Country Feedback suona buona parte degli strumenti (tastiere, sintetizzatore, chitarra, percussioni, drum machine) pur circondandosi di collaboratori sempre diversi. Due anni dopo “Season Premiere” è la volta di questo “Intermission” (il riferimento al film con Colin Farrell è cercato e voluto).
Tortorello dà libero sfogo alla sua passione per note e immagini in un mix di influenze che spaziano da Gil Scott-Heron a Kendrick Lamar senza dimenticare le radici alternative ben radicate in un sound che non rinnega ascolti di Pixies e R.E.M, Talking Heads, LCD Soundsystem e dEUS.
Cita “Quarto Potere” in “Orson Welles” e gli arpeggi di “Not Quite My Tempo” con la tromba di Giulio Bozzo sono un crescendo interessante ma è con il basso e le tastiere di “Enemy” e il suo nervoso giro di chitarra che “Intermission” prende corpo sul serio, per poi spostarsi in territori elettronici e tribali con “Home” stemperati dalle riflessioni più posate di “Music Is a Mirror” e dal minimalismo sonoro di “Nothing’s Really Changed”. “Borders” e “The Shape of Things to Come” uniscono invece dinamismo e sentimenti con buona attenzione al ritmo e a melodie che emergono spesso pur non essendo l’elemento principale del disco.
L’andamento di “Intermission” ricalca da vicino quello dell’album precedente da cui mutua anche la buona abitudine di inserire uno strumentale come “Reverse Engineering” dove la tromba di Bozzo e il sax di Damiano Drogheo la fanno da padrone. “Life is what happens in between” era una delle frasi chiave del film di John Crowley e vale anche per l’avventura musicale di Tortorello abile a mescolare generi in nove brani dotati di buona personalità .