Il musicista casertano Nicola Mazzocca si è preso una pausa dai suoi Klippa Kloppa e sul finire dello scorso anno ha pubblicato il suo primo lavoro da solista, subito rassicurandoci che il gruppo è vivo e vegeto e pronto a tornare in pista con un nuovo attesissimo album, dopo quel “Liberty” che tanto aveva incontrato i nostri favori in sede di recensione.
Il suo desiderio di rinnovare una strada volta alla sperimentazione sonora è stato assecondato dalle sette tracce che compongono “Mellifera”, lavoro affascinante sin dal suo titolo, che richiama il nome delle piante da cui le api traggono il nettare, fondamentale per il loro nutrimento e la successiva produzione del miele.
Forse è un po’ azzardato definire questo album un concept, ma di certo il riferimento non è casuale, visto che proprio le api rappresentano gli insetti preferiti del Nostro, e allora possiamo immaginarci la loro sensazionale parabola mentre ci mettiamo comodi all’ascolto di queste schegge sonore, che fluttuano libere e nutrono a loro volta non solo le nostre fortunate orecchie ma soprattutto il cuore.
A colpire sono principalmente le chitarre – e non potrebbe essere altrimenti, visto il pedigree di Mazzocca – suonate sì con perizia e maestria, ma che catalizzano l’attenzione in particolare per una creatività spiccata, che sgorga copiosa sin dalle prime coinvolgenti e ficcanti note di “Naturally a girl, naturally a woman”, brano capace di variare registro in maniera repentina eppure spontanea, senza destabilizzare in alcun modo.
Nella seconda parte, infatti, i rumori ambientali si mescolano abilmente ai suoni della natura, avvolti da una batteria che pare effettata per i suoi continuativi battiti ritmici.
L’atmosfera muta nuovamente in apertura di “Jerry learns his manners/Lost World” che accentua l’andamento ipnotico e i vagheggi etnici, i quali si dipanano lentamente, lasciando il posto prima a una carezzevole chitarra acustica, e poi alla sua gemella elettrica fino ad evadere in una coltre psichedelica.
Giunti al terzo episodio in scaletta, una “Cities (how they grow)” sfuggente e onirica, i cui echi sembrano provenire da molto lontano, esattamente dal “Live at Pompeii” di floydiana memoria, abbiamo ormai ben chiara la natura camaleontica e assolutamente libera dell’operazione nel suo insieme, con Mazzocca che davvero vuole abbattere barriere e convenzioni. Nel farlo in questo caso si avvale dell’apporto del valente batterista Stefano Costanzo, da poco confluito anch’egli nei Klippa Kloppa.
L’elettronica, già presente (seppure in misura minore) nei brani precedenti, è la vera protagonista di “The child molester”, caratterizzata da ritmi serrati che sembrano stringere al petto, e pare naturale quindi affiancarvi quelle inquietanti urla lancinanti che si sentono in lontananza.
Appare decisamente più rilassata, vicina a scenari ambient, l’unica traccia intitolata in italiano, vale a dire “Una vita al secondo” che mantiene però inalterato lo spirito destrutturato del disco, confluendo in territori più ostici dopo la tenue introduzione lunare.
In “Minnie” invece tornano mirabilmente in prima linea le chitarre, che si agitano cadenzate e oblique e vengono declinate via via in chiave funky e psichedelica, col supporto qui di Mariano Calazzo, suo fratello in musica da sempre.
Chiude il tutto il lungo pezzo eponimo, che si dispiega per nove minuti nei quali è impossibile distogliere l’attenzione dal morbido intersecarsi degli archi in un’elettronica minimale, a creare un tessuto sonoro struggente ed evocativo, degnissimo arrivo di un viaggio dai risvolti purificatori.
Valeva proprio la pena per Nicola Mazzocca provare a perlustrare ulteriormente il sentiero della sperimentazione, senza che “Mellifera” risultasse ostico o confusionario: il pregio maggiore dell’autore sta infatti nell’essere riuscito a mantenere la giusta e necessaria lucidità compositiva in un contesto altamente ispirato e policromo.
Di solito questo equilibrio perfetto si ottiene con il mestiere, ma in questo caso gli esiti entusiasmanti sono da ascriversi unicamente a un talento tanto naturale quanto conclamato.
Credit foto: Mariarosaria Del Vecchio