I londinesi Black Doldrums pubblicano il loro primo album dopo la coppia di corposi e vendutissimi EP che seguirono il loro singolo di debutto “Those With A Rope Around Their Neck (Don’t Always Hang)” uscito nell’Aprile del 2018.
A Kevin Gibbard (voce e chitarra) e Sophia Lacroix (batteria e synth), storici fondatori della band si è ultimamente unito Matt Holt al basso.
“Sanno essere monolitici, sonici, psichedelici, gotici e nello stesso tempo dannatamente melodici” scrivevamo su queste pagine commentando i loro precedenti lavori e già dal primo ascolto possiamo confermare che il trio continua nel solco ben tracciato dalle precedenti uscite.
La band, che prende il nome da un poema che Allen Ginsberg scrisse per Jack Kerouac in riferimento al suo famoso capolavoro “In The Road”, ha lo scorso anno firmato per la label Fuzz Club che tra l’altro annovera tra le sue fila una tra le più prestigiose band che ha sicuramente influenzato la musica degli anni ottanta, gli scozzesi Jesus and Mary Chain dei fratelli Reid.
Non menzioniamo invano il nome dei JAMC, “Dead Awake” è un album che manderà in risonanza gli amanti di quella band e di questo genere. “Dark psych, contemporary gothic” troviamo scritto nella loro pagina di Bandcamp e le otto canzoni ci immergono per poco meno di mezz’ora in atmosfere cupe e malinconiche che vengono però rinvigorite e tonificate da una batteria solida e robusta e da strati di chitarre e synth che attraggono gli amanti dello shoegaze come la serpe attrae il falco in cerca di nutrimento vitale.
Suoni più scarni e limpidi rispetto agli autorevoli riverberi del passato, ci ha messo sicuramente una buona mano la produzione e l’influenza di Jared Artaud dei Vacant Lots che a loro volta hanno ultimamente collaborato con Robert Levon Been dei Black Rebel Motorcycle Club che ha prodotto l’ultimo album della band newyorchese. Una miscela di influenze ed energie che ha dato forma al sound del trio londinese che si presenta ai propri fan con un prodotto a dir poco pregevole.
Photo Credit : Alex Amoros