Un miscuglio bruciante di garage, blues e progressive rock, che, tra sovra-incisioni e ritmiche accattivanti, facendo leva su un immaginario macabro e seducente, ci trasporta in un mondo fantastico, in compagnia di vampiri, streghe e altre creature della notte, le quali, in fondo, sono rassicuranti e piacevoli, soprattutto se confrontate con le brutture, le assurdità , le violenze e le atrocità che sconvolgono il mondo reale.
“Fear Of The Dawn”, tutto sommato, è un luogo ameno, dominato da sonorità dal sapore analogico e passionale, nel quale non ci sono missili, bombe o carrarmati e la notte, di conseguenza, assume la consistenza di una dimensione onirica e suggestiva nella quale poter seguire i propri istinti e mostrare sè stessi, senza la pesantezza dei giudizi altrui e degli schemi imposti dal giorno, dai suoi impegni, dai suoi obblighi, dalle sue apparenze e dalle sue noiose ossessioni.
E così il garage-rock di Jack White, memore delle glorie trascorse con i White Stripes, tenta di oltrepassare i propri limiti materiali inglobando elementi eterogenei di matrice rap e funkeggiante e spostandosi verso trame dal sapore cosmico e stravagante che mostrano come l’artista americano tenti, nel bene e nel male, armato di voce e chitarra, di approcciarsi a territori musicali misteriosi ed ignoti. Jack li affronta come se si trattasse di un’opera carnascialesca, con tanto di maschere, di carri allegorici, di balli, di uomini e donne travestiti in maniera bizzarra, in modo da rappresentare tutti i grandiosi eroismi, le stupefacenti virtù, i terribili peccati e le mostruose crudeltà delle quali noi, esseri umani, siamo capaci.
Le sue collaborazioni, infatti, sono una sorta di festa itinerante per le strade del mondo, un po’ come accadeva nel Quattrocento italiano, quando mito e realtà , sacro e profano, materiale e spirituale, falso e veritiero, saggio e sciocco, oscuro e luminoso, umano e divino, si confondevano, visceralmente, tra loro, in modo tale da non poter essere più separati e distinti, almeno finchè una nuova ed ostinata alba non fosse sorta su questo nostro folle, caotico, frenetico e vampiresco pianeta, un luogo nel quale è meglio ardere ed illuminare, con forza e coraggio, tutto quello che ci sta attorno, piuttosto che accontentarsi di essere dei semplici testimoni, dei deboli bagliori nel cuore vivido e pulsante della notte.
Credit Foto: Paige Sara