Con stasera posso assicurarvi che colui che rappresenta il Brit Rock 2.0 made in the U.K porta il nome di Miles Kane.
L’ultima volta che l’ho visto è stata in occasione del magnifico concerto con il suo compare Alex Turner, all’Alcatraz di Milano nel lontano 2016. Non considerando però il suo progetto parallelo, ammetto di aver un po’ abbandonato l’interesse nei confronti della sua carriera solista. Qualche singolo qua e là in shuffle su Spotify, ma niente di più. Poi però l’interesse si è rifatto vivo quando è uscito il suo ultimo album “Change The Show”: dopo la chiacchierata che mi sono fatto con lui al telefono ho capito che avevo bisogno di rivederlo dal vivo.
Domenica sera, Magazzini Generali: stesso posto in cui l’avevo visto tantissimi anni fa durante il tour promozionale del suo secondo lavoro “Don’t Forget Who You Are”, stesso mood rockettaro, stesse persone (guest star della serata, questa volta, il trio Mandelli, Calcutta e a grande richiesta Baby K). Il pubblico è veramente eterogeneo e di nazionalità varia: dai poser milanesi con la polo alla vecchia leva che rivede in lui un nuovo Gallagher, dai fan di Baggio (ora ci arrivo, giuro), alle ragazzine in cerca di un flirt famoso.
Ebbene sì, il buon vecchio Kane sale sul palco con la maglietta numero 10 e il nome di Roberto Baggio dietro (dopotutto intervistandolo ci aveva confessato il suo amore per il nostro paese e per il grande calciatore). La bacia, saluta i fan e parte subito bello carico con “Don’t Let It Get You Down”. Il palco è già suo, la folla è letteralmente in visibilio e solo dalle prime note della prima canzone si capisce che l’ora di concerto che passeremo sarà epica.
Epica è la serata ed epica è la performance: una scarica di energia che non si ferma, neanche tra una canzone e l’altra. Perchè se siamo abituati a degli intermezzi di parlato da parte dell’artista, con lui questa cosa non succede. Una fottutissima rockstar come Miles non ha bisogno di parlare poichè basta la sua musica, basta il suo fare da bad boy inglese, bastano le urla della gente che sembra essere sotto effetto di coca da quanto è presa bene.
La setlist si alterna tra i grandi successi di un tempo come “Give Up”, “Rearrange” e “Cry On My Guitar” e chicche che pensavo non potessero essere neanche manco immaginate per questo tour (anche se spoilerate in anticipo da Instagram). Infatti, con mia grande sorpresa per la reazione del pubblico, il buon vecchio lad ha voluto fare due pezzi tratti dai due album dei The Last Shadow Puppets: è con “Aviation” e la oramai iconica “Standing Next To Me” che ho capito quanto le persone presenti in sala fossero effettivamente fan al mille per mille di Kane, sia del suo percorso solista sia di quello in coppia con l’altro buon vecchio lad Alex Turner. Perchè ammettiamolo, anche se c’è la presenza di quest’ultimo nel duo che rende il tutto più “celebre” e conosciuto, non è scontato che ci sia una reazione così gigantesca solo dai primi accordi di chitarra (ve lo giuro, manco il tempo di iniziare a cantare che si urlava già dalla felicità !)
Con le oramai antiche “Don’t Forget Who You Are” e “Come Closer” (suonata per ultima) c’è un coinvolgimento del pubblico più strutturato: grazie ai grandi ritornelli (e coretti), Kane riesce proprio a farci cantare come non mai. E anche questo non è scontato, ma è nel suo dna da ultras smuovere le folle adoranti col suo stile rude da bad boy.
Seppur in molte cose Miles Kane si avvicini tantissimo all’attitude dei fratelli Gallagher (oramai esempi di vita se vuoi sembrare un ragazzaccio, un poser o solo un coglione), io sono certo di una cosa: è finito il tempo dei piccoli club, diamo a questo ragazzo un’arena, un parterre pieno di gente e degli spalti altrettanto gremiti. Perchè a lui bastano poche cose per infuocare un palco: la sua musica dalle mille sfaccettature, il suo mood perennemente scostante e la sua grandissima voglia di spaccare tutto. Con la maglietta di Baggio.