Musica emotiva, musica in grado di trasportare i propri ascoltatori/visitatori nella camera insidiosa e misteriosa nella quale la materia e lo spirito coesistono. Fluiamo in un non-luogo mistico che permette alla materia di elevarsi nella sua forma ondulatoria ed inconsistente e allo spirito, nel medesimo tempo, di assumere una forma fisica multi-dimensionale, corporea e passionale. E’ un luogo estraniante, il cui respiro e la cui influenza possono condurre le persone alla irreversibile follia, ma che grazie alla musica sperimentale e sintomatica di Klaus Schulze, grazie alle sue suggestive sinfonie elettroniche, può essere intuito, spingendoci ad oltrepassare ciò che riteniamo essere reale e concreto e portandoci a visitare il cosmo delle idee non ancora concepite e dei sentimenti non ancora assaporati. Eppure essi sono lì, in orbita attorno ad una stella oscura, sul baratro definitivo di un buco nero, in una delle innumerevoli e solitarie galassie che attendono solo di essere toccate, scoperte, ascoltate, comprese.
Nel frattempo su questo nostro pianeta, mode transitorie si succedevano caoticamente l’una dopo l’altra, uomini dello spazio si davano romanticamente il cambio, gli stessi mezzi e gli stessi supporti connessi alla musica evolvevano verso l’infinitamente piccolo, verso il parallelismo elaborativo, verso una complessità di algoritmi e di pensieri intrinseci sempre più ostica e solamente in parte compensata da una capacità , sempre più strabiliante e potente, di acquisizione di impulsi, di segnali, di emozioni e di comportamenti esterni. Questo è stato il contesto sociale e il fertile terreno tecnologico nel quale l’artista tedesco ha seminato il proprio visionario e futuristico krautrock, tentando di dare un’essenza elettro-acustica a stati d’animo e sensazioni che sono tipicamente umane, attraversando l’ampio spettro delle meditazioni pinkfloydiane più intime, amalgamandosi con sensibilità malinconiche e spettrali tipiche della new wave e del pop elettronico più decadente, fobico e stropicciato; dimostrazione pratica e vissuta di come la musica sia, in fondo, lo sviluppo di un concetto solidale e collettivo che non può sopravvivere alla presenza di muri, di divieti, di confini o di barriere.
Essa vive di una rivoluzione permanete e incessante, una rivoluzione che sia in grado di abbracciare le diverse espressività , dal techno alla rock, dalla musica popolare a quella classica, dalla trance al jazz, dagli elementi digitali ai ricordi ancestrali provenienti dalle particolari leggende e vicende dei popoli e delle nazioni che si sono succedute in questa gioiosa e drammatica narrazione che è il genere umano, la sua collocazione nel cosmo, le sue inquietudini, le sue domande senza alcuna risposta, la sua innata tendenza al viaggio, alla scoperta, alle odissee materiali e spirituali che hanno contribuito a plasmare individualità artistiche preziose, uniche e inimitabili, tra le quali possiamo sicuramente collocare anche Klaus Schulze, le sue opere sintetiche, la sua poetica elettronica e sperimentale, tutte le ombre, gli eroi, le creature umanoidi e quelle aliene che hanno raccontato e vissuto le sue storie sonore.