Ultimo lavoro del magico Kurt Vile e primo con la prestigiosa etichetta discografica Verve Records, (watch my moves) vanta una fibra cosmica ben ordinata e pettinata, filata dall’artista in maniera rilassata e sicura. Vera e propria ode al rallentare, il nono album del rocker è un gioiellino primaverile che fonde immagini oniriche, viaggi, elementi di classic rock, meditazione e sintetizzatori in salsa psych.
“Goin on a Plane Today” apre il disco con una riflessione personale, o meglio, con un dialogo mentale sostenuto col suo io più giovane ed accompagnato da pochi, semplici, accordi al pianoforte. Vile canta “Listening to “‘Heart of Gold’ / Gonna open up for Neil Young / Man, life can sure be fun / Imagine if I knew this when I was young too”, in parte divertito ed in parte incredulo delle vette che lo straordinario viaggio della vita gli ha permesso di scalare. “Flyin (like a fast train)”, dal canto suo, continua a sospingerci ed a metterci in moto, cullandoci, a tratti, sull’eco di una chitarra che ricorda tanto i tempi di “Smoke Ring For My Halo” e confermando, anche agli ascoltatori più disattenti, che il viaggio è iniziato e non si può più arrestare, proprio come un fast train.
In “Palace of OKV in Reverse” figura, invece, l’home studio dell’artista, recentemente costruito: OKV Central. Il posto in cui avviene la magia, in cui il confine tra sogno e realtà si fa labile, favorendo il vagare della mente di Vile e conseguentemente il processo creativo dell’artista, che si sforma e diventa viandante cosmico: “Dreamin’ dreams or was it real?/ Or was it only just a dream?”.
Il baluardo musicale di Philadelphia sembra aver trovato il proprio spirito guida e non si vergogna di mostrarci che è pronto a seguirlo fino in capo al mondo. “Like Exploding Stones”, primo singolo estratto dell’album, ne è la prova esemplare, coi suoi soffici sette minuti che trasformano in oro un banale mal di testa o un puntuale turbamento dell’animo: “Pain ricochetin’ in my brain like exploding stones / Thoughts runnin’ ‘round in my cranium like pinball machine-a-mania”.
Arrivati a metà dell’album, Vile ci svela che (watch my moves) è anche un terreno fertile per le collaborazioni. In “Jesus on a Wire”, infatti, il musicista si avvale del prezioso contributo di Cate Le Bon, raccontandoci l’ennesima storia di una mente instabile, mentre in “Chazzy Don’t Mind” sono le Chastity Belt a farci oscillare romanticamente come rami nel vento.
Parentesi trascendentale, che si erge al di sopra della nebbia cosmica, quasi tra il sonno e la veglia è, invece, “Wages of Sin”, splendida cover di Springsteen, in cui Kurt Vile canta dell’oscurità col cuore in mano, senza risparmiarsi neanche un po’. La scelta si rivela perfetta per l’album e permette al rocker d’infondere anche in (watch my moves) un po’ di quella velata disperazione, marchio di fabbrica serpentino e sotterraneo tanto caro alla musica dell’artista.
Ascoltare (watch my moves) è immergersi nelle foreste bagnate di luce dorata, è fluire con la brezza leggera e prendere parte ad un viaggio straordinario, senza una particolare meta in mente, con la sola voglia di essere semplicemente liberi. Un album spontaneo e genuino, che vuole esaltare la raffinatezza del banale, il prendere le distanze per contemplare la profondità delle cose: (watch my moves) non celebra la scultura, ma lo scolpire, non il momento di soddisfazione e compiutezza che arriva alla fine dell’opera, ma la parentesi magica e sospesa in cui tutte le possibilità sono ancora pronte a dischiudersi. Vile ci tende la mano, sognante, e c’invita a condividere questo magnifico viaggio dai contorni sbiaditi. Salire a bordo o meno, beh, quello spetta solo a noi.
Credit Foto: Adam Wallacavage