Undicesimo album per la band che formatasi a Philadelphia nei primi anni novanta, trovò nella calda California un ottimo luogo dove stabilirsi e continuare l’avventura musicale nata dall’incontro tra Scott Vitt ed Eric Harms. Abbiamo trattato nei dettagli le eroiche gesta di questa band nel nostro weekly radar 55, un’ottima occasione per approfondire la loro conoscenza per chi non avesse ancora avuto l’onore di farlo.
Al già conosciuto bassista Matty Rhodes che si era unito alla band nel 2011, si uniscono a completare il gruppo Camilla Saufley (tastiere, chitarra e voce) e Mark Tarlton (batteria e percussioni).
La band che prende il nome dall’asteroide Vesta, riesce ad amalgamare i suoni che ispirarono Scott ed Eric nella loro gioventù, a sonorità psichedeliche che trovano in questo disco una profonda influenza. My Bloody Valentine, Slowdive, Ride e Verve vengono menzionati come fonti d’ispirazione degli albori ma con il tempo e lo spostamento fisico in California la band ha evidenziato un approccio sempre più riconducibile ai suoni che cambiarono la musica sul finire degli anni sessanta. Il mood è compatto, le chitarre fanno sempre un sacrosanto lavoro ma in quest’album l’apporto della Saufley risulta fondamentale non solo per l’apporto strumentale ma soprattutto per l’armonizzazione delle voci. Voce che diventa pure protagonista in “Set Your Sights”, in ” I’m Not The Enemy” e nella lisergica e paradisiaca “Trasmission” che chiude l’album in un’atmosfera quieta e quasi meditativa.
Se “A Castle Built For Two” è il singolo acchiappa ascolti per la semplicità costruttiva e per la brillante melodia, l’album propone piccole perle psichedeliche, “Tones Of The Sparrow” su tutte. “Chameleon” ti spinge invece verso momenti legati ai primi lavori dei Cure. A tal riguardo non possiamo far notare il grande lavoro di Eric Harms, un chitarrista che sa tessere trame elegantissime, un vero fuoriclasse nel trovare sempre soluzioni eleganti e appropriate, basterebbe ascoltare lo splendido finale di “Somewhere In The Middle” per dare gratificazione ai nostri sensi più puri.
Gli Asteroid No.4 hanno trovato la giusta alchimia. “Tones Of The Sparrow” è senza dubbio un album che arricchisce non solo numericamente la discografia di una band che ha ancora molto da dare.