Parlare di un gruppo cult come gli Einstà¼rzende Neubauten non è certo impresa facile, nel senso che c’è sempre il rischio di scrivere qualcosa di sbagliato, una carriera importantissima, costituita da diverse fasi, sempre all’avanguardia con un approccio sopra le righe che li ha resi una sorta di mito.
La fuori ci saranno decine, centinaia, forse anche migliaia di appassionati con il tatuaggio icona, ovvero il logo del gruppo di Blixa Bargeld suggellato sul proprio corpo, questo per sottolineare ancora di più quanto siano stati un gruppo amato e quanto loro stessi abbiano lasciato il segno.
Port punk, gothic rock, in realtà il primo periodo è sperimentazione e rumorismo con tanto di martelli pneumatici, compressori e via dicendo, follia in versione LP, un giovanissimo Blixa sugli scudi, personaggio indiscusso, senza compromessi, poi diventato anche figura fondamentale e spalla destra di Nick Cave nei suoi Bad Seeds, nel periodo forse più importante del collettivo australiano, sarà poi con il disco “Haus der Luge” che la band berlinese prenderà una strada più convenzionale.
Tornano, quindi, finalmente in Italia, dopo un pò di anni e dopo i vari annullamenti e posticipi di rito, per presentare il loro ultimo disco, sempre di grande valore e qualità , “Alles in allem” pubblicato nell’infausto 2020.
Lo fanno con la solita autorità che li ha contraddistinti in quasi quarant’anni di carriera, portando la lingua tedesca, all’interno di un progetto concept lontano da tutto, sul tetto d’Europa.
Sono uno di quelle proposte che ami o odi, non ci sono ragionevolmente vie di mezzo, com’è giusto che sia, anche nei loro episodi più accessibili, quelli in forma canzone più declamata che cantata, sono ostici per antonomasia, questo nuovo tour europeo va a pescare brani dal materiale post 2000, dai tre dischi pubblicati da una ventina d’anni a questa parte, “Silente is sexy”, “Alles wieder offen” e appunto l’ultima fatica “Alles in Allem”.
Venendo a questo nuovo giro di concerti, sono quattro le date in programma, Torino (ieri), Bologna (domani) mentre il 29 all’auditorium di Roma, quindi questa sera data milanese, puntuali alle 21,10 circa sul palco grande dell’Alcatraz, incominciano una cavalcata di due ore comode di show, presentandosi come al solito come i primi della classe, non ce n’è, trattasi proprio di un altro campionato, per carisma, attitudine, fantasia o semplicemente quel talento genetico che è dono di pochi e dei più grandi, la formazione è quella originale e la follia in versione band continua, on stage tutta una serie di attrezzi da fabbrica siderurgica, utilizzati per produrre rumori di fondo o semplicemente diventati elementi percussivi, Blixa al centro dedicato solo al canto e alla declamazione, istrionico, ironico e assolutamente in sintonia con il pubblico, che dire, concerto straordinario che lascia senza parole; praticamente impossibile fare classifiche, ma così, a braccio, sicuramente nella cinquina delle migliori band del pianeta gli Einstà¼rzende Neubauten li possiamo mettere, non conta l’età , non conta il genere, non conta neanche la lingua, conta solo essere dei fuoriclasse assoluti e chiuso il discorso.
La setlist è una macro canzone in versione ballad europea, ondeggiante su un mid tempo, abbastanza accessibile anche per chi non li avesse mai ascoltati, decisamente più ragionevoli rispetto agli anni ribelli, oddio non pop da network, ma canzone d’autore moderna e senza dogmi.
Aprono con “Wedding” (dedicata all’omonimo quartiere della capitale tedesca) e chiudono con una rasoiata post punk, quella “Let’s do it dada” protagonista del secondo bis, in mezzo una delle più belle canzoni degli anni dieci, la meravigliosa “Nagomy Karabach”, la stessa “Grazer Damn” o la quasi hit, si fa per dire, “Ten Grand Goldie”.
Potrei scrivere pagine su pagine, ma credo che, anche con tutto l’impegno possibile, non riuscirei mai a rendere giustizia ad un concerto così bello e intenso. Prendo in prestito una metafora ciclistica: sono come la salita all’alpe d’Huez, fuori categoria.