Ho sempre pensato che Tutti Fenomeni non fosse altro che lo pseudonimo con il quale si esprimeva in maniera esclusiva Giorgio Quarzo Guarascio, non so bene da dove nascesse questa convinzione ma oggi mi sembra chiaro che in realtà forse dovremmo pensare a un duo di cui fa parte Niccolò Contessa, che personalmente ritengo un artista in costante crescita.
Oggi tendo più a pensare a Tutti Fenomeni come una combinazione letale che nei testi, nella costruzione sonora e negli arrangiamenti riesce a catturare l’ascolto già a partire dall’intro.
Dico questo perchè l’album parte fortissimo, “La calunnia (intro)” è quasi buttato via, nei suoi 157 secondi di durata disegna un piccolo capolavoro tra elettronica e il testo di Giorgio Quarzo Guarascio che mi preannuncia un album dove potrò divertirmi a esplorarne il significato e pieno di frasi che utilizzerò per citazioni che nessuno capirà (ma la speranza è l’ultima a morire).
La frase che inizia l’album ” Il sole fa godere i capitalisti Mentre fa tribolare i pori cristi Ma la notte no Perchè la notte so che fa tutti tristi ” fa partire il walzer delle interpretazioni, il gioco nel riuscire a capire cosa magari si nasconde nei testi assolutamente affascinanti di Giorgio, giovanissima ma matura speranza, il sole è forse la vita e la notte è la morte? Oppure semplicemente si può amare la vita per quello che è, la cosa più preziosa.
Magari prima o poi avrò l’occasione di chiederglielo cercando di scardinare una costruzione dei testi che si muovono in una dimensione colta, a tratti leggermente sarcastica, ma sempre divertente e capace di accendere l’interesse di chi ascolta.
La title track “Privilegio raro” è una fantastica marcetta elettronica mentre “Antidoto alla morte” è un singolo perfetto, musicalmente e melodicamente accattivante, nel testo trova giochi e agganci spettacolari, ogni frase nasconde riferimenti, studiare l’Odissea è entusiasmante e occupa il tuo tempo ma poi inevitabilmente finirà per mancarti Penelope, e poi il tanto ormai vituperato Voltaire, Che Guevara il massone e Galileo versus Copernico, nella ricerca di un senso come antidoto alla noia, conclude il brano la partecipazione obbligatoriamente funerea di Francesco Bianconi.
Siamo solo all’inizio e tutto funziona perfettamente e poi arriva “Mister Arduino” che ti si pianta immediatamente nel bel mezzo del cervello, ti trovi a ripetere ossessivamente “Se respiri non è che vivi Se respiri non è che vivi Meglio un morto che due feriti Meglio un morto che due feriti” , e continui fino a che non arriva “Imagine smokin’ weed in the streets without cops harassin‘” citazione da “If I Ruled The World (Imagine That)” di Nas a dare un momento di tregua, mentre nella tua testa parte la voglia di andare a rispolverare la filmografia di Ingmar Bergman.
In linea generale c’è una conferma di una lirica che denota studi classici e la ricerca di rime in uno stile che ha una matrice rap, frasi ad effetto che fanno pensare e divertono, buoni anche da stampare sulla t-shirt da sfoggiare senza alcun effetto significativo vista la mancanza di un riscontro mainstream dell’artista, che mi sento di scommettere che molto probabilmente non tarderà ad arrivare.
Rispetto al precedente abbiamo anche espliciti riferimenti alla romanità dell’autore con la neorealistica “Vitaccia” ma soprattutto con “A Roma va così”, in un dialetto romano e una melodia tipica che sembra essere in contrasto con il carattere fresco del lavoro.
Non posso fare a meno di citare “Addio”, la mia canzone preferita di tutto l’album, sia per il testo con una inaspettata immediata capacità di creare una certa empatia con l’autore, muovendosi tra sogni erotici ascoltando i Cure, ragazzi che coraggiosamente si sono ispirati a D’Annunzio, e il vitello grasso per i morti di fame, in una concatenazione di pensieri che possono solo portare all’estasi, anche dal punto di vista melodico ha una tristezza di fondo affascinante.
“Porco (outro)” è una degna conclusione, con tanto di citazione per Vladimir VladimiroviÄ Majakovskij, e la poesia di Lermontov “Sulla Strada Esco Solo” in un esercizio di stile che è un pò la cifra di tutto il lavoro, un opera che affascina per la cadenza sfacciatamente intellettuale e la sonorità elettronica quasi fosse una speranza di trovarsi di fronte ad un nuovo moderno Battiato, le premesse ci sono possiamo anche sperare.
“Merce Funebre” lo avevo trovato piacevole e una delle migliori uscite italiane del 2020, oggi Tutti Fenomeni riesce ancora ad essere un ascolto interessante con “Privilegio Raro” e confermare che esistono ancora giovani autori capaci di esprimere in maniera brillante e divertente una visione diversa e non stereotipata di una realtà comunque eternamente soggettiva.
Credit Photo: Ilaria Ieie